Lo spirito ha due piedi per andare avanti......... l'avventura di uno spirito libero (o presunto tale) nelle praterie dell'anima, alla ricerca di un sentiero o di una meta.
domenica 28 dicembre 2014
Camminare.
Camminare e pensare, camminare e non pensare, camminare e concentrarsi sugli aspetti meno appariscenti della nostra vita, camminare e concentrarsi sulla semplicità delle cose semplici, quelle a cui non pensiamo mai.
venerdì 12 settembre 2014
Non sempre si pensa a tutto.
Un amico mi ha posto un problema che non mi aveva mai sfiorato. Mi ha chiesto se, sulla base della mia esperienza del Camino de Santiago, pensavo che lo avrebbe potuto affrontare anche lui.....
"Certo" è stata l'istintiva risposta, un po' avventata..... il mio amico è celiaco....
La cosa mi ha obbligato a riflettere sulla questione, perchè i miei 32 giorni sono stati liberi dal problema di fare attenzione a cosa mangiavo, se avessi avuto a che fare con questa patologia, avrei dovuto (probabilmente) organizzarmi meglio.
Ho fatto un po' di ricerche e alla fine sono molto contento di poter confermare il "certo" che avventatamente avevo pronunciato senza pensare, si può fare, sul percorso esiste la possibilità di nutrirsi degli alimenti che una persona affetta da celiachia può assumere senza rischi, molti di essi sono di facilissima reperibilità..
Cercando in rete, ho verificato che si fa un inopportuno abbinamento fra il celiaco e il vegetariano.
Sul Camino si incontrano numerosi punti di ristoro e albergues con cucina rigorosamente vegetariana, ma il celiaco non può fare riferimento al solo enunciato di cucina vegetariana, deve fare attenzione alla presenza del glutine, che pure può essere presente in alimenti senza proteine animali.
Comunque sia, come abbiamo accennato, il pellegrino celiaco ha ottime possibilità di nutrirsi in modo sano e comunque confacente al suo stato. In caso di dubbi, può sempre esporre la questione, certo di trovare un pronta disponibilità da parte di tutti gli esercenti.
Potrebbe essere utile imparare in castillano i nomi dei principali cibi vietati.... ma insomma, anche nel pueblo più piccolo frutta e verdura in abbondanza, ottimi formaggi e carni, quando non pesce di eccellente qualità non mancano.
Dal sito dell'Associazione Italiana Celiachia rileviamo i numerosi cibi consentiti, che enumeriamo così come descritti.:

















































venerdì 18 luglio 2014
E ora?
Si affaccia in modo insistente, nella mente, un pensiero sempre più definito per progettare la ripetizione del Camino de Santiago, ma mi sono reso conto che quando parlo di ripetizione mi riferisco più allo stato d'animo, quello più affine alle sensazioni che si ha modo di provare, che non al percorso da intraprendere.
Ed è così che compaiono all'orizzonte della fantasia le alternative del Camino Primitivo, quello che parte da Oviedo, o la Via de la Plata, da Sevilla...... ma anche la ripetizione del Camino Frances non mi dispiacerebbe, magari da Somport, stavolta....., ma anche St.Jean andrebbe bene.
Leggo, sempre nei gruppi dedicati al Camino, presenti nei social network, del crescente fascino che quest'avventura esercita su un numero sempre maggiore di persone, non a caso nel 2013 le presenze sui vari percorsi hanno toccato quota 215mila e spiccioli, un numero di certo interessante, che rappresenta una buona fonte di reddito, data la povertà di alcune zone attraversate (la maggior parte, a dire il vero).
Ma, per tornare alla considerazione di partenza, mi rendo conto che non è il percorso, né i chilometri che si percorrono: il fattore dominante è il tempo, e la capacità che ha questa esperienza di far riflettere ogni individuo sulla propria condizione e, più in generale, su quella del genere umano.
Il tempo è il signore padrone della nostra vita, l'elemento inesistente, se non da un punto di vista convenzionale, che accompagna, dall'inizio alla fine, il nostro passaggio.
È il tempo il protagonista più bistrattato della nostra esistenza, che improvvisamente torna ad essere protagonista per la sua assenza. Chi intraprende il Camino, deve rinunciare all'idea del tempo, della meta da raggiungere, si deve concentrare sul respiro e sul rumore dei passi, in moda da rinconquistare quella centralità che troppe distrazioni hanno allontanato dalla nostra vista.
Per strani motivi che ancora non sono riuscito a spiegarmi in modo soddisfacente, si è confuso il concetto di vita, imprimendo un'accelerazione ingiustificabile alla quotidianità e ci siamo trovati a vivere in un caos fortemente organizzato in inutilità di ogni genere, perdendo di vista i bisogni fondamentali dell'uomo: nutrirsi e riposare.
Il tempo è il signore padrone della nostra vita, l'elemento inesistente, se non da un punto di vista convenzionale, che accompagna, dall'inizio alla fine, il nostro passaggio.
È il tempo il protagonista più bistrattato della nostra esistenza, che improvvisamente torna ad essere protagonista per la sua assenza. Chi intraprende il Camino, deve rinunciare all'idea del tempo, della meta da raggiungere, si deve concentrare sul respiro e sul rumore dei passi, in moda da rinconquistare quella centralità che troppe distrazioni hanno allontanato dalla nostra vista.
Per strani motivi che ancora non sono riuscito a spiegarmi in modo soddisfacente, si è confuso il concetto di vita, imprimendo un'accelerazione ingiustificabile alla quotidianità e ci siamo trovati a vivere in un caos fortemente organizzato in inutilità di ogni genere, perdendo di vista i bisogni fondamentali dell'uomo: nutrirsi e riposare.
Una volta assolti questi doveri, il Camino è uno specchio in cui ciascuno si riflette e riflette in modo più sereno sui temi che maggiormente gli stanno a cuore, trovando sempre più argomenti e sempre più aree di ricerca nelle tortuose e affascinanti pieghe dello spirito.
C'è un rischio, che è pregio e difetto, nonché peculiarità di questo percorso e probabilmente anche degli altri che vengono intrapresi per scopi spirituali; ed è quello di condurre l'individuo all'isolamento virtuoso della meditazione.
mercoledì 25 giugno 2014
Un anno
È passato un anno esatto dal mio ritorno da Santiago e ancora i tasselli del mosaico non sono tutti a posto.
Seguo sui social network gruppi che hanno attinenza col Camino de Santiago e leggo la facilità con cui si trova un posto alle emozioni per chi è stato spinto dalla fede.
Già ma chi non ha goduto di questo enorme privilegio e si è trovato a cercare domande e risposte?
Ecco fatto, come suol dirsi il morto è sulla bara.
Devo un grazie particolare alla compagna di avventura e di cammino Barbara, una solida figura, come lo sanno essere le persone dei paesi, dove ancora si respira un'aria di relazioni umane, le devo un grazie perchè in lei la nostalgia del Camino si è manifestata e ha deciso di condividere questa sua mancanza. Non so se avrei mosso le corde dell'analisi di questo turbamento che mi ha preso alla gola, senza il suo "outing".
Un altro grazie è dovuto a Paola, compagna di dolori, fatica e di piedi, che ha deciso di rinverdire l'emozione e di realizzare il Camino Francès da S.Jean Pied de Port, conciliando le tratte con le ferie, suddividendo quindi il percorso in più anni.
Una scelta che mi ha coinvolto emotivamente in maniera significativa. Attraverso i suoi post nell'ormai sempre presente social network, ho rivissuto quei giorni, ho rivisto i sentieri, i paesi, le case, le persone, gli animali e tutto il turbine di emozioni che mi ha spinto lo scorso anno dal 22 maggio al 23 giugno.
Paola si è infortunata scivolando su un ponte di legno fra Villatuerta e Estella..... lo stesso su cui sono franato io lo scorso anno, fortunatamente senza conseguenze che non fossero i postumi della botta.
È comunque anche grazie a loro se i pensieri da ricordi diventano lentamente, ma inesorabilmente progetto per ripetere l'impresa con maggiore lentezza, rinnovato spirito e maggiore apertura al mondo di quanta (per i motivi più volte esposti in queste memorie) ce ne sia stata nel primo viaggio (e ce n'è stata poca).
domenica 8 giugno 2014
La vera vacanza da «sconnessi»? È quella su due piedi
In un'intervista rilasciata alla Cnn anni fa l'ex presidente Usa Bill
Clinton, operato più volte alle coronarie nel 2004 e nel 2010, disse:
"Gli errori peggiori che ho fatto quando ero presidente sono accaduti
per stanchezza dovuta alla mancanza di sonno". Arianna Huffington, la
signora dei new media, fondatrice dell' Huffington Post, racconta invece
nel suo ultimo libro "Cambiare passo" la mattina del 6 aprile 2007
quando si ritrovò stesa sul pavimento dello studio di casa in una pozza
di sangue e del percorso faticoso fatto da allora per evitare un altro
collasso da esaurimento fisico-tecnologico.
La Huffington ha raccolto nel suo saggio, che dà anche molti consigli
sulla terza metrica per ridefinire successo e felicità, numerosi
appelli di tech-addicted che si sono accorti troppo tardi di quanto
fosse scaduta la loro qualità della vita e di relazione: "Non guardavo
più mia moglie negli occhi - raccontavo delle favole da un minuto ai
miei figli per non perdere tempo e tornare a lavorare al pc - Vedere gli
amici? Scrivo loro su Facebook". Vi riconoscete in uno di questi
ritratti? Prendete subito dei provvedimenti, prima del burn out.
La via più facile è approfittare delle vacanze per fare un sano digital detox. Si può scegliere la proposta offerta nel campo estivo per geek e hypster in California (un campeggio per adulti dove nessuno strumento tecnologico è ammesso), oppure quella spirituale. In Austria, ad esempio, nel Monastero Georgenberg-Fiecht è possibile immergersi nella vita monastica senza televisore e wi fi. Il tempo passa frequentando laboratori di meditazione e rilassamento, conversando con i 15 monaci benedettini che offrono anche consulenza spirituale e analisi dei sogni.
Un'altra destinazione per chi vuole stare lontano da auto, tv e internet si trova in Grecia. Si tratta dell'isola Marathi una delle più piccole e meno popolate del Paese, che si trova vicino a Patmos, ma è raggiungibile solo in barca a vela: "Marathi è un rifugio per coloro che vogliono dimenticare o stress della città. Qui non ci sono strade, auto, negozi, solo una spiaggia, il mare e gli animali". Parola di Pantelis Emilianos che la abita con la famiglia dal 1978.
Dal deserto africano, all'Alaska sono ancora molteplici le mete dove la natura, più che la connessione, la fa da padrone. Ma una delle ultime tendenze, per sbarazzarci dal riflesso pavloviano di interagire con lo smartphone appena questo emette un suono, è camminare. La razza umana è bipede da duemila anni e il ritorno alle origini pare sia il mezzo più indicato ed economico per salvarci dall'immobilismo da scrivania.
La via più facile è approfittare delle vacanze per fare un sano digital detox. Si può scegliere la proposta offerta nel campo estivo per geek e hypster in California (un campeggio per adulti dove nessuno strumento tecnologico è ammesso), oppure quella spirituale. In Austria, ad esempio, nel Monastero Georgenberg-Fiecht è possibile immergersi nella vita monastica senza televisore e wi fi. Il tempo passa frequentando laboratori di meditazione e rilassamento, conversando con i 15 monaci benedettini che offrono anche consulenza spirituale e analisi dei sogni.
Un'altra destinazione per chi vuole stare lontano da auto, tv e internet si trova in Grecia. Si tratta dell'isola Marathi una delle più piccole e meno popolate del Paese, che si trova vicino a Patmos, ma è raggiungibile solo in barca a vela: "Marathi è un rifugio per coloro che vogliono dimenticare o stress della città. Qui non ci sono strade, auto, negozi, solo una spiaggia, il mare e gli animali". Parola di Pantelis Emilianos che la abita con la famiglia dal 1978.
Dal deserto africano, all'Alaska sono ancora molteplici le mete dove la natura, più che la connessione, la fa da padrone. Ma una delle ultime tendenze, per sbarazzarci dal riflesso pavloviano di interagire con lo smartphone appena questo emette un suono, è camminare. La razza umana è bipede da duemila anni e il ritorno alle origini pare sia il mezzo più indicato ed economico per salvarci dall'immobilismo da scrivania.
Secondo Robert Reid, giornalista di National Geographic,
non dobbiamo fare altro che tornare esattamente sui nostri passi,
riprendere contatto con la terra camminandoci sopra. Scoprire a piedi
posti nuovi, metterci l'impronta significa farli diventare propri,
racconta Reid: "Nessun altro mezzo può dare questo piacere e in più la
marcia verso una meta ha una componente ipnotica, costa fatica,
risveglia i muscoli ed è naturalmente sedativa". Perché dunque non
provarci? Avvertenza: prima di partire, lasciate il cellulare a casa.
©
di L.B.6 giugno 2014
Il Sole 24 Oredomenica 18 maggio 2014
Perchè non è ancora pronto.
Sto mettendo insieme in un "filmino" le immagini del mio Camino......un'opera impegnativa, che dovrebbe raccogliere le circa 700 foto di quell'esperienza......
Che ci vuole, diranno i più superficiali?
Ci vuole, ci vuole eccome, mettere insieme i ricordi e le sensazioni di quell'esperienza è un'operazione a volte esaltante, a volte dolorosa, a volte felice, a volte triste...... insomma, esasperante, che porta con sè una soluzione diversa ogni singolo giorno.
Leggo e rileggo tutto quello che ho scritto in questo blog da quando decisi di dargli vita e mi rendo conto che ci sono cose che si ripetono e cose che contrastano, una cosa e il suo contrario, come se fossero espressione di più persone.
Qui viene fuori il grande smarrimento in cui ci troviamo o, per lo meno, in cui mi trovo io. Può una camminata, per quanto impegnativa, cambiare la vita di una persona? cambiare il suo modo di essere, di sentire, di porsi col mondo? Ahimé può.
Coloro che hanno affrontato la cosa per fede sono facilitati, le certezze del dogma consentono all'individuo di appoggiarsi su di un terreno consolidato e dare una connotazione univoca, ma chi ha affrontato l'esperienza con spirito laico, da agnostico quale sono?
È possibile che un'impresa di chiaro stampo religioso, con scopi di preghiera e penitenza, possa avere così tanta influenza su una mente razionalista? Una vittoria dell'emozione sull'illuminismo?
Questo è il grosso mistero del Camino de Santiago, una delle esperienze che mette la parte più profonda dell'uomo di fronte a sè stesso e chi è in cerca delle domande alle sue risposte, può addirittura correre il rischio di trovarle, magari non subito, ma riflettendo, col tempo......
Come ho già detto, in questo anno non ho incontrato Dio e lui non ha incontrato me. Ritengo che sia una perdita per entrambi, ma non si può pretendere che le cose avvengano in modo automatico.
Io sto facendo i miei sforzi, cercando di trovare soluzione alla mia inquietudine, cercando nei canali (non sempre scoperti) dello spirito, Lui dovrà fare i suoi sforzi per accettare un confronto che potrebbe metterlo in difficoltà, con un disallineato che non ha la minima intenzione di recitare la parte stucchevole della "pecorella smarrita". Ci vorrà coraggio da parte di entrambi, altrimenti si andrà avanti come sempre.
Su una cosa ho acquisito una ragionevole sicurezza, non ci siamo ignorati e questo è già un piccolo passo in avanti verso una comune apertura di credito, forse arriveremo a fidarci l'uno dell'altro e chissà, magari un giorno potremo anche fare amicizia, non dipende mai da una parte sola, e se vuole, anche Dio si può dare una mossa e uscire dalla staticità in cui lo ha relegato gran parte delle sue emanazioni in terra.
Ribaltando un dogma, Feuerbach attribui all'Uomo la creazione di Dio. Purtroppo il prodotto della mente umana ha dato forma ed essenza agli aspetti più deteriori dell'uomo, un Dio di massa, certo non all'altezza del suo ruolo
È chiaro che questa idea dovrà cambiare e il concetto di Dio dovrà accondiscendere a valorizzare l'ottimo che l'umanità racchiude in sè, è un 'operazione aristocratica, mi rendo conto, che forse potrebbe far perdere consensi, ma acquisterebbe il mio favore di sicuro e, forse, non solo il mio.
Sono certo che l'album fotografico montato alla fine sarà lo specchio di quello che (a quel momento) sarà l'apporto del Camino alla mia vita e al mio spirito libero, ma fino a quel momento, la tela di Penelope sarà il riferimento privilegiato.
venerdì 25 aprile 2014
Il secondo Camino de Santiago
Ormai è deciso, ci sarà una secondo avventura a piedi, se il cielo ci manterrà in salute e se la mente resterà ben ancorata al pensiero.
Ho meditato a lungo sui rischi che il Camino si trasformi da strumento di evoluzione dello spirito e della conoscenza, a comodo rifugio per le fughe da un mondo che ha smarrito ogni senso delle cose che sia riconducibile all'essenza più profonda della vita.
Devo ammettere che questo secondo aspetto, in questo periodo, è quello che mi attrae maggiormente, come le sirene di Ulisse. La fuga è una componente peculiare della mia generazione, siamo in fuga dal mondo dei nostri padri, che non condividevamo (sia il mondo che i padri), siamo in fuga dal mondo che non siamo riusciti a cambiare e che ci obbliga a scappare per non cambiare; fuga dai nostri simili, che sono tali solo da un'angolazione morfologica, ma in massima parte mentalmente inadeguati al confronto.
Eppure la fauna che popola il Camino è in tutto e per tutto uguale a quella che ci assedia ogni giorno.
Ma quelle persone che ci complicano la vita quotidiana quasi mai hanno i problemi elementari che regolano la vita semplice e umile che guida i passi di chi si avventuri nella strada verso Santiago de Compostela, no, quelle persone vivono drammaticamente problemi esistenziali che torturano le loro labili menti, sogni che sono per lo più generati da folli deviazioni in arcipelaghi di fantasia distorta, quando non malata.
Il confronto e l'incontro fra esseri umani si allontana, così, dalla logica elementare che caratterizza il pellegrino per colorarsi di tinte drogate e cangianti, che fanno apparire i miraggi del vitello d'oro, attorno al quale tutti si affollano e si affannano.
Un secondo Camino la cui preparazione è già cominciata e sarà sempre il percorso di uno spirito libero, che si muove sempre più alla cieca, su questo territorio minato che è la ricerca della propria essenza profonda..
Non so ancora se sarà un cammino spirituale o religioso o filosofico, credo tutte queste tre ipotesi messe insieme. Di certo non sarà un'esibizione atletica o una cosa "tanto per fare".
Non so se troverò un dio e se lui troverà me, le conoscenze devono sempre avere aspetti di reciprocità e una buona dose di affinità.
Sarà un Camino di ripensamento delle e sulle cose del mondo. Un modo per cercare una ragione di sopravvivenza nell'attuale società.Capisco sempre più da vicino chi fa scelte di eremitaggio, la vita quotidiana mal si confà a chi chiede semplicità, aria da respirare e libertà di riflettere e pensare.
venerdì 7 febbraio 2014
Le incognite.
È stato come una folgorazione.
Mi sono reso conto che ho affrontato il Camino de Santiago senza alcuna fase preparatoria che non fosse quella fisica, peraltro posta in essere piuttosto blandamente.
Il tarlo inoculatomi in età giovanile dal film di Buñuel, quello che aveva scosso la mia parte profonda, convincendola a farsi domande sul senso delle cose e che aveva, poco per volta, avviato il mio allontanamento dai dogmi, per i lidi più interrogativi della curiosità dell'anima, quel tarlo, dicevo, è stato forse l'unico vero atto preparatorio.
Parlando dell'argomento qualche giorno fa, ho improvvisamente realizzato quanto fosse importante quello che avevo argomentato nella nota del 5 luglio 2013.
In effetti, ero forse l'unico dei pellegrini che affrontava il Camino de Santiago, con la irresponsabile consapevolezza di non avere la minima idea di cosa avrebbe incontrato, in una sorta di viaggio avventura, seppure col comodo materasso della presenza di condizioni tali da garantire, comunque fosse, assistenza e disponibilità ad aiutarmi.
Tutti i consigli e suggerimenti, i diari letti, i siti di pellegrini e tutto quanto si possa ricercare per avere elementi che ti diano una qualche idea di cosa ti aspetti, sono stati perdita di tempo, nel senso che nessuno di loro può mettere in condizione di avere un quadro di cosa si affronterà.
La prima cosa che ho accertato è che il Camino de Santiago non è (per me) una meta turistica, quindi non ho rimpianto la scelta di rifiutare una qualsivolgia guida.
Il secondo elemento che ha spiccato, è la mancata conoscenza dei rituali strettamente legati all'aspetto religioso, con grande soddisfazione dello scoprirli un poco alla volta e disporli nella sistemazione che ho ritenuto più corretta nella scaffalatura della mia memoria.
Da ultimo il distacco interiore dagli altri pellegrini che è capitato di incontrare, un atteggiamento dettato dal convincimento che il pellegrinaggio verso Santiago, fosse un processo di elaborazione dell'anima, o comunque della parte più profonda dello spirito, che dovesse pertanto rifuggire il contatto con gli altri, se non per gli aspetti strettamente più superficiali.
In merito a questo aspetto, per quanto possa sembrare paradossale, dei legami si sono creati, legami di piede, di sofferenza, di reciproco aiuto, legami che impediranno che quelle facce vengano cancellate dalla memoria fino alla fine dei giorni, per quanto la conoscenza non sia stata così profonda, come di solito avviene quando si creino dei legami così stretti.
Tutto questo sta facendo maturare la voglia di percorrere di nuovo il Camino Francés, magari più lentamente, magari con uno spirito diverso nei confronti degli altri, magari con una preparazione più profonda di quella che qualsiasi guida avrebbe potuto darmi, l'esperienza del Camino già fatto senza nessuna conoscenza preventiva e senza una preventiva programmazione spirituale.
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