venerdì 18 luglio 2014

E ora?

Si affaccia in modo insistente, nella mente, un pensiero sempre più definito per progettare la ripetizione del Camino de Santiago, ma mi sono reso conto che quando parlo di ripetizione mi riferisco più allo stato d'animo, quello più affine alle sensazioni che si ha modo di provare, che non al percorso da intraprendere.
Ed è così che compaiono all'orizzonte della fantasia le alternative del Camino Primitivo, quello che parte da Oviedo, o la Via de la Plata, da Sevilla...... ma anche la ripetizione del Camino Frances non mi dispiacerebbe, magari da Somport, stavolta....., ma anche St.Jean andrebbe bene.
Leggo, sempre nei gruppi dedicati al Camino, presenti nei social network, del crescente fascino che quest'avventura esercita su un numero sempre maggiore di persone, non a caso nel 2013 le presenze sui vari percorsi hanno toccato quota 215mila e spiccioli, un numero di certo interessante, che rappresenta una buona fonte di reddito, data la povertà di alcune zone attraversate (la maggior parte, a dire il vero).
Ma, per tornare alla considerazione di partenza, mi rendo conto che non è il percorso, né i chilometri che si percorrono: il fattore dominante è il tempo, e la capacità che ha questa esperienza di far riflettere ogni individuo sulla propria condizione e, più in generale, su quella del genere umano.
Il tempo è il signore padrone della nostra vita, l'elemento inesistente, se non da un punto di vista convenzionale, che accompagna, dall'inizio alla fine, il nostro passaggio.
È il tempo il protagonista più bistrattato della nostra esistenza, che improvvisamente torna ad essere protagonista per la sua assenza. Chi intraprende il Camino, deve rinunciare all'idea del tempo, della meta da raggiungere, si deve concentrare sul respiro e sul rumore dei passi, in moda da rinconquistare quella centralità che troppe distrazioni hanno allontanato dalla nostra vista.
Per strani motivi che ancora non sono riuscito a spiegarmi in modo soddisfacente, si è confuso il concetto di vita, imprimendo un'accelerazione ingiustificabile alla quotidianità e ci siamo trovati a vivere in un caos fortemente organizzato in inutilità di ogni genere, perdendo di vista i bisogni fondamentali dell'uomo: nutrirsi e riposare.
Una volta assolti questi doveri, il Camino è uno specchio in cui ciascuno si riflette e riflette in modo più sereno sui temi che maggiormente gli stanno a cuore, trovando sempre più argomenti e sempre più aree di ricerca nelle tortuose e affascinanti pieghe dello spirito.
C'è un rischio, che è pregio e difetto, nonché peculiarità di questo percorso e probabilmente anche degli altri che vengono intrapresi per scopi spirituali; ed è quello di condurre l'individuo all'isolamento virtuoso della meditazione.


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