mercoledì 20 novembre 2013

Torniamo sull'allenamento

Sul Camino a 75 anni.
In un social network notissimo, è nato un gruppo dedicato a coloro che amano i cammini a sfondo spirituale e religioso, seppure con una prevalenza del secondo aspetto sul primo:Pellegrini sul Cammino di Santiago e della Via Francigena
Oggi si è affacciata una volenterosa fanciulla che chiedeva suggerimenti su scarpe e allenamento.....
Evidentemente la dimensione del Camino come entità atletica è dura a morire. Il Camino de Santiago, giova rammentarlo, è un percorso spirituale che si fa avendo a disposizione tempo e cuore...... le gambe c'entrano, ovviamente, ma neanche più di tanto. Se non si hanno forti motivazioni e grande propensione a guardarsi dentro con estrema sincerità, è meglio rinunciare, il Camino non fa per voi. 
Troppi hanno la pessima tentazione di fare di questo tragitto un trofeo da aggiungere alla bacheca delle coppe e medaglie. Molti lo fanno..... "ho fatto il Camino in 23 giorni"....
Certamente qualche camminata per "ammorbidire" le scarpe che si useranno e abituarsi a vedere il mondo da una visuale più lenta e più godibile, può risultare importante, ma ai fini dell'abituare la nostra povera testa bacata da troppe sollecitazioni, che in fondo la vita è assai meno complicata di quanto ci venga descritta dalla società contemporanea.
Fare il Camino è facile, anche se c'è una condizione irrinunciabile, bisogna conoscersi e saper stare bene con sé stessi..... il resto è atletica e non c'è bisogno di andare a Santiago per praticarla.

I difensori del Tempio


Dal Diario del Viandante
Cacabelos 15 Junio 2013

Mi sono svegliato alle 8.00, un sonno da ghiro in letargo... sta di fatto che fino alle 9.30 non sono partito.
Il castello di Ponferrada
Sali, sali, scendi, scendi, fin quando si arriva a Ponferrada, attraversando un ponte medievale. 
Una perfida freccia gialla indica una salita altrettanto perfida, ma è l'ultimo scoglio del videogioco, poi è lo splendore del castello templare di Ponferrada, È un qualcosa che non si può ignorare, la visita, per quanto rapida è un evento obbligato. Su quelle mura hanno camminato i Templari, quelli veri, quelli sterminati da un inutile Papa e una altrettanto inutile re, entrambi intimoriti  che le abilità dell'Ordine, potessero rendere manifesta la loro conclamata incapacità.
Castello e viandante
Diopo la visita si è fatta ora di pranzo, con sette miseri euro ottengo un frugale pasto di fronte al castello, qualcuno pensa che ci possa essere qualcosa di meglio?
Di nuovo per strada, è passata l'una e mancano ben 16 chilometri a Cacabelos..... mi fermo lungo la strada per acqua e un succo d'arancia.
È tardi, ma come potevo rinunciare alla visita al castello? Il camino de Santiago si è incrociato con una delle grandi curiosità della mia vita, la storia dell'Ordine dei Cavalieri del Tempio. Per chi ha letto qualcosa sull'argomento, la visita di Ponferrada è commovente e io mi sono commosso.

giovedì 14 novembre 2013

Salite e discese

Dal Diario del Viandante
Molinaseca 14 junio 2013

Astorga - Cattedrale
Da Astorga a Rabanal del Camino è stata la pacchia, mi sono fermato ogni ora e mezza, birra, panino, cammino birra stuzzichino e passo dopo passo si arriva a Rabanal. Arrivato alla piazza, si pone la scelta se alloggiare nel lussuoso Nuestra Señora del Pilar o nello spartano Albergue Municipal.... me voi mi conoscete, no? Ovviamente anche stavolta Sparta vince sui persiani e mi dirico verso l'albergue municipal presidiato dall'efficientissimo Fernando, hospitalero specializzato in cui delle vesciche, specie se si tratta di quelle femminili, le rinomate "Ampolle" delle pellegrine.
Rabanal del Camino
Cena comune preparata dalla solita Paola, pellegrina piemontese, dopo che Barbara altra decisa pellegrina piemontese aveva sgombrato la cucina dall'occupazione brasiliana che rischiava di monopolizzare il tutto fino a tarda notte.
Sveglia alle 6, colazione alle 7 e alle 7.30 sono per strada, la strada sale, Passo da Focebadon, un posto dove un ex hippy gestisce una hostaria e si produce anche in lavoretti di artigianato che vende ai pellegrini... ovviamente se questi li comprano.
Foncebadon - La Cruz de Hierro
Alle 11.00 sono alla "Cruz de Hiero" un altro dei punti particolarmente significativi del Camino, presso il quali è d'uso che il pellegrino lasci una pietra che si è portato dietro lungo il percorso, come sengo di remissione dei peccati in ricompensa della fatica svolta.
Manjarin . La tienda del templare
A Manjarin sosto alla tienda del templare, un tipo che ha deciso di perpetuare fino ai giorni nostri, il codice dell'Ordine Monastico Cavalleresco dei Cavalieri del Tempio. Caffè e dissetanti sono a disposizione dei pellegrini previa offerta in denaro.
La discesa fino a El Aceibo è traumatica, di una difficoltà inaudita, sia per la pendenza, sia per le pietre instabili che ne lastricano il percorso.
Molinaseca
La tortura finisce in poco più di un'ora e meno male che a El Aceibo si può fare la pausa pranzo, ma Molinaseca è lontana, ancora 10 chilometri e con la salita e "quella" discesa nelle gambe sembra una distanza incolmabile. Oltretutto, dopo pochi chilometri di strada asfaltata si riprende per un sentiero molto accidentato, per quanto sia un bellissimo passaggio in un bosco.
Sia come sia, alle 17.30 sono arrivato a Molinaseca nell'albergue Municipal splendidamente restaurato. Nella stagione calda, è persino possibile dormire all'aperto, sotto la tettoia esterna.
Cena in una decorosa trattoria e poi a dormire, Dio sa se ce n'è bisogno.

mercoledì 13 novembre 2013

La chitarra scordata (nel senso di non accordata)

Dal Diario del Viandante

Astorga 12 junio 2013

In quel tempo il Maestro vagava solitario fra le montagne, quando incontrò un chiosco di sedicenti Hippies che lo adularono con richiami all'amore universale.
Egli vide che si erano costruiti dei giacigli con materiali di recupero e apprezzò che essi vivessero in comunione e fratellanza.
Tutti loro accoglievano i pellegrini con calore e sorriso, fornendo generi di conforto in cambio di qualche moneta.
Vicinanze di Astorga
Uno di essi, coi capelli raccolti da una coda di cavallo, imbracciata la chitarra, cominciò ad arpeggiare note sconosciute.
Fu allora che il Maestro riprese la sua strada senza dire una parola e a quei poveretti che chiedevano benedizione, disse "chi vive nel nome della pace e della fratellanza, deve imparare che la comunicazione avviene negli schemi di Dio; chi suona una chitarra scordata (e volse lo sguardo verso il lungocrinuto) è figlio del Demonio e adora falsi dei.
Alle lamentele di quelli che giustificavano come l'accordatura della chitarra fosse poca cosa, il Maestro alzò il dito al cielo esclamando:"In verità vi dico  che chi si ferma all'apparenza, potrebbe non capire la sostanza".

La normalità

Dal Diario del Viandante
Villadangos del Pàramo 11 junio 2013  tarde

Bene, una buona cena a base di spaghetti col tonno e cocomero ci voleva proprio.
La cena a Villadangos del Pàramo
La compagnia era composta dalle due piemontesi della fontana, che hanno fatto la spesa e cucinato, due tedeschi, un danese, un belga ed è stata molto piacevole. Ma tutte le belle cose finiscono presto.
È ora di dormire, anzi sarebbe, ma per fortuna ho di fronte una poetica coppia inglese tanto attempata quanto innamorata, che si sussurra cazzate con voce flautata, che fa pendant con un cretino ispanico che parla al telefono come se fosse a casa sua, incurante di chi avrebbe piacere di prendere sonno e riposarsi.
Domani è un altro giorno

On the road again

Dal Diario del Viandante

Villadango del Pàramo 11 junio 2013

Gli ozi di Leòn sono finiti.
Da un lato mi sento sicuramente meglio, tre giorni di riposo e i farmaci hanno fatto il loro mestiere, dall'altro non mi sentivo di abusare ulteriormente dell'infinita ospitalità dello staff del "San Francisco de Asis".
Lunedì speso a comprare scarpe, borraccia e a trovare una soluzione per la chiusura dello zaino, che si è rotta.
Leòn - Parador San Marco
Pranzo a base di pesce in un ristorante vicino al "El Corte Ingles", per 11 euro.
Per cena decido che mi compro un pomodoro, pane, chorizo banane e un coltello (complessivamente 11 euro)
Incontro nuovamente l'uruguayana Jimena col suo spasimante britannico, che sembra avere smaltito i problemi ai piedi, che lo assillavano quando ci incontrammo la prima volta a Hornilla del Camino..... chissà se ha superato anche quelli al cuore.... (e alla fava, diranno i maligni)
La sera mi piombano in camera Juan e Miguel, che saranno miei coinquilini per quella notte, stanno percorrendo il Camino in bicicletta da Madrid. Juan è al decimo Camino, li ha fatti tutti, compreso il Camino Andaluz e tutti in bicicletta. Chiacchieriamo un po' poi vanno a cena e io dormo (21.30). Le gambe mi hanno fatto male come poche altre volte.
Mi addormento come un sasso e mi sveglio alle 5.00 per pausa acqua. Mi riaddormento fino alle 7.30, a quel punto comincio la preparazione per la partenza con moltissima calma.
Albergue municipal Villadangos del Pàramo
Saluto l'ospitalero di turno: sono le 8.30 prima di uscire da Leòn mi concedo un desayuno coi fiocchi  in un bar per impiegati di banca. On the road again.... Juan dall'altro lato della strada, ferma la pattuglia, mi chiama a gran voce e mi urla "buen camino", lo saluto con le braccia..
Dopo un paio d'oredi viottolo insipido lungo la carrettera nacional, ne ho già pieni i coglioni. Questa parte del Camino è oltremodo noiosa.
A Valverde de la Virgen mi fermo a una fontana con panche annesse, finisco due borracce d'acqua, le riempio mentre faccio conversazione con due pellegrine piemontesi, esperte montanare si direbbe, entrambe scalze a far respirare i piedi.... dopo una ventina di minuti saluto e riparto.
All'una e mezzo, mi compare davanti, in tutto il suo splendore, l'albergue municipal di Villadangos del Pàramo. resisto e vinco la tentazione di proseguire. Mi fermo qui.
Domani potrebbe essere la volta di Astorga, capitale spagnola del cioccolato. 

E si riparte

Dal Diario del Viandante

Leòn 9 junio 2013

Leòn - Desayuno
È sera, mi sento molto meglio di stamane, mi sta tornando anche la fiducia, sono arrivato a pensare che potrei anche farcela... addirittura. Dipende solo dalla forza e dall'intensità dei dolori, se ci saranno. Se non ci saranno sarà molto meglio e io ringrazierò l'apostolo Giacomo per avermi permesso questa esperienza.
Lo ringrazierò comunque, questa è una vicenda che segna, che piaccia o no, e segna se è fatta da soli.
Non c'è nulla da fare, la solitudine è una gran maestra, ti insega dove aggrapparti quando è il momento, cosa sostenere quando si deve.
La solitudine e la sincerità mi hanno portato l'aiuto degli hospitaleros, anche quello non dovuto, quello della Policia Nacional, di certo non dovuto, quello della famiglia, della mia famiglia e quello degli amici.
Forse Jeremy e Marisol si sono lasciati, ma questa è un'altra storia.


lunedì 11 novembre 2013

Fermata

Dal Diario del Viandante
Leon 9 junio 2013

I dolori si sono parzialmente attenuati, seppure lo stato di febbre permanga. Sono arrivato alla farmacia Sirera di viale Ordoño (aperta 365 giorni all'anno) e ho ottenuto paracetamolo e complesso vitaminico.
La totale disponibilità degli hospitaleros del San Francisco de Asis è stata imbarazzante. Posso restare quanto voglio, finchè non mi sono rimesso in piedi e mi sento in condizione di continuare il Camino, basta che la mattina dica loro che rimango ancora.
Leòn
Andando con ordine, dopo la sveglia e l'essermi reso conto di essere un po' malconcio, sono uscito e ho fatto colazione alla Cafeteria di fronte all'Albergue. riprendendo a muovermi, sono arrivato a Plaza Santo Domingo, che mi hanno indicato come il centro di Leon e da lì ho percorso tutta l'Avenida Ordoño II per arrivare alla agognata farmacia.
La strada è piuttosto lunga e durante la camminata, adocchio un negozio dove potrò comprare delle scarpe da trekking più leggere e più larghe, i prezzi esposti per prodotti di marche note persino a me, viaggiano in ordine di grandezza di centrotrenta euro.
Leòn - Avenida Argentina
Mentre torno verso la plaza Santo Domingo mi imbatto in una corsa he denomino "Straleòn", che dev'essere molto popolare e partecipata. Una moltitudine di simil-atleti e qualche atleta vero.
Ovviamente sbaglio strada (ho scoperto il giorno dopo che bisogna essere particolarmente bravi per sbagliare strada a Leòn, ci sono indicazioni chiarissime ovunque, attribuisco la mia  incapacità allo stato febbrile) e mi ritrovo davanti alla cattedrale.
Leòn - Cattedrale
Resto sbalordito, la cattedrale di Leòn è una delle più belle chiese gotiche che mi sia mai capitato di vedere, eppure nei libri non l'avevo mai incontrata..... restisto al dolore alla gamba e mi avventuro dentro questa meraviglia. Entro, mi guardo intorno e mi viene subito alla mente il colloquio di ieri, con la guardia più giovane, che mi aveva subito informato che aveva visitato Pisa ed era rimasto colpito dalla bellezza di Piazza dei Miracoli, ma aveva continuato dicendo che la cattedrale di Leòn era altrettanto bella e che le sue vetrate erano state dichiarate patrimonio dell'umanità.
Leòn - Casa de Botines (Gaudì)
Lì per lì avevo pensato al solito sciovinismo di chi ha poco ed esalta quel poco che ha, ma una volta dentro mi rendo conto che aveva ragione, i mosaici delle finestre sono spettacolari, ne rimango affascinato, tanto che mi siedo (nel frattempo è iniziata la Messa) per non disturbare i fedeli che assostono alla funzione religiosa e mi guardo intorno, con assoluta calma. Con l'occasione, ascolto anche la Messa in lingua spagnola, che mi sembra più interessante della nostra, più vera. Ci sono delle differenze grosse, che comprendo nonostante la difficoltà nel seguire una lingua che non pratico più da diversi anni.
Esco e mi fermo a comprare qualche ammennicolo del pellegrino, due panini e torno verso l'albergue. Mi metto a letto a riposare, ne ho proprio bisogno ed è anche il meglio che posso fare in questo momento.
Mi arrivano sempre buone notizie da Pisa, è un conforto e un piacere essere nei pensieri delle persone amate, quando sei lì sembra tutto normale e scontato. Per fortuna, sembra e basta.






Che sia il momento della resa?

Dal Diario del Viandante
Leon 8 junio 2013

I dolori per arrivare a Mansilla de las Mulas sono stati terribili. Neppure il potente antinfiammatorio ha potuto farci qualcosa. Arrivo verso le 14.00, non è prestissimo, considerato che la tappa era breve, peral
Da Mansilla de las Mulas a Leon
tro bagnata da uno splendido temporale.
Il paesaggio è sempre lo stesso: deprimente. Un lungo viottolo senza fine, che costeggia la carrettera, la cui maggiore attrattiva sono le poche automobili che la percorrono.
Nell'albergue municipal di Mansilla ritrovo un po' di gente che conosco: Ramon, Marco, Michela, Roberto...
ceniamo insieme, mentre un'odiosa signora con accento lombardo ci intrattiene descrivendoci accuratamente il suo disappunto per avere trovato quasi sempre le chiese chiuse. Questo imperdonabile atteggiamento mette la Curia spagnola in difficoltà di fronte a Dio, perchè la signora attribuisce a questa insensibilità nei confronti delle esigenze dei pellegrini il fatto di essersi persa ben due messe.
Puente Villarente
Il fiore all'occhiello delle considerazioni di questa deficiente è che in fondo lei porta dei bei soldi, almeno le chiese potrebbero stare aperte. Certo, lei paga......
Finisco la cena e vado a letto: ho la febbre.
Nella notte piscio e sudo, non necessariamente in quest'ordine, ma queste sono le uniche due attività che riesco ad espletare compiutamente.  Dormo poco e male, ma al mattino successivo mi sembra di star bene.... meglio tutt'al più.
Parto alle 8.00 e i dolori alla coscia si ripresentano quasi subito, alle 9.30 mi fermo per far colazione e il risultato è sorprendente, i dolori scompaiono come per incanto. Fantastico sui poteri taumaturgici delle colazioni spagnole.
L'arrivo a Leon

Arrivo a Leon e decido che il mio carico deve essere alleggerito. Mi procuro una scatola di cartone nel negozio di un cinese, che la leva dalla carta da buttare e me la vende a un euro (non so come si dica vaffanculo pidocchio in cinese, ma sono convinto che mi ha capito). Riempio la scatola con oltre 4 kg. di contenuto del mio zaino, che giudico inutile, e spedisco tutto a casa dall'Ufficio Postale.
Sono lungo le mura che testimoniano la presenza romana a Leon e mi metto alla ricerca di un albergue.e dopo circa un'ora mi rendo conto che mi sono perso. Non mi sento bene. Sono nell'enorme piazza del Parador San Marco (scoprirò due giorni dopo), mi affaccio al finestrino dell'auto della Policia Nacional e spiego loro che non so dove sono e non riesco più a trovare le indicazioni per un albergue, se possono fornirmele.

Leon - Parador de San Marco
I due agenti mi dicono di pazientare, uno chiama il comando, l'altro (più giovane) consulta un laptop, parlano fitto fitto, si guardano, finchè il più giovane scende dall'auto e mi viene incontro. Apre il portellone del bagagliaio e mi invita a mettere lì dentro il mio zaino, poi mi apre la portiera e si scusa perchè, dice, non è molto comodo, ma lei mi sembra molto stanco. Si accomodi, l'accompagnamo noi.
È così che mi ritrovo su una macchina della Polizia spagnola diretto all'albergue dove potrò, finalmente, sdraiarmi. Mentre andiamo arriva una chiamata per un intervento, rispopnde il più giovane di mandare qualcun altro, perchè loro sono in "missione umanitaria".... mi sento lusingato da questo nuovo ruolo.
Attraversiamo Leon e infine, montiamo sul marciapiede di fronte all'ingresso dell'Albergue Francisco de Asis.
Li ringrazio vivamente, sembrano sorpresi, mi salutano e vanno via dopo essersi accertati che il personale dell'albergue mi abbia ricevuto e abbia dato disponibilità a ospitarmi.
Ho di nuovo la febbre.
Dormo fino alle 18.00, poi esco per trovare una farmacia e procurarmi dei farmaci per la bisogna. Tutto inutile, appena il tempo di attraversare la strada e i dolori alla gamba diventano insopportabili, non riesco più a muovermi.... ho le lacrime agli occhi.
Arriverà un momento in cui le cose cominceranno ad andare bene.

domenica 3 novembre 2013

La fatica cresce

Dal diario del Viandante
El Burgo Ranero 6 junio 2013

E altri 28 sono fatti. 
Bercianos del Camino
Ma partiamo da ieri. Ci ritroviamo nel giardino del "Jacques de Molay" con i due amici catalani, con i tre compagnons francesi, il menestrello pellegrino americano, la mia vicina di letto francese (la vicina e non il letto), Roberto, operaio in pensione di Varese, gli sposini Marco e Michela da Roma, Ramon da Barcellona, marinaio alle Baleari, più altri con cui scambiamo il saluto da diversi giorni e che, ormai, fanno parte di questa grande famiglia in movimento.
Si chiacchiera, si scherza in varie lingue, bagnandosi la bocca con birra o altre bevande, mentre tutti cerchiamo di recuperare un po' di energie, di forze.
San Nicolas del Real Camino
Alle 19,00 si cena. l'hospitalero distribuisce i posti a tavola, Roberto e io veniamo assegnati a una tavolata francese (i tavoli sono da 8). La mia vicina di letto è anche la mia vicina di tavolo. La conversazione si svolge per lo più in francese (hanno la supremazia numerica) e verte su vari temi, ovviamente inerenti al Camino.
A fine cena saluto cordialmente tutti i miei commensali e mi avvio verso la nanna, la giornata è stata stancante.
Notte in camera a cinque, con un solo contrabbasso professionista.... tutto sommato un lusso.
Alle 6.00 i primi movimenti e ci si desta. In virtù del dolore alle gambe, decido che la colazione sarà assunta prima dei primi passi della giornata.
Pane tostato, burro, marmellata, café con leche e una pasta.
La mia vicina di cena e di letto, ora diventa anche mia compagna di colazione. Si chiama Emanuelle, non si sa cosa faccia per vivere, ma è di sicuro una persona con una alto livello di istruzione, molto curata, piuttosto carina e in una fascia che naviga fra i quaranta e i cinquanta.
Sta facendo il Camino  da Le Puy (fino ad allora sconosciuta, per me, località della Francia), uno scherzo da 1.400 km., finiti i quali ha in animo di ripartire da Le Puy alla volta di Gerusalemme, passando per l'Italia.
Nella conversazione il tempo vola e ci ritroviamo alle 8.00. È ora di andare. Ci salutiamo e parto.
A San Nicolas del Real Camino mi concedo un intermezzo a base di frutta e acqua, mezz'ora di pausa e on the road again.
Sahagun - Centro geografico del Camino de Santiago
Arrivo a Sahagun, centro geografico del Camino de Santiago e passo sulla pietra che celebra la particolarità di questa posizione. Il centro della città mi accoglie sotto un acquazzone piuttosto fitto, mentre sono in corso i preparativi per un "encierro" sul genere di quello di Pamplona.
Faccio questo tratto di percorso con Joaquìn, catalano di Girona. La pioggia insistente ci convince a una sosta nell'albergue municipal, in cerca di riparo. Sembra un albergo a un tot di stelle. La singora della receciòn, ci offre la sua assistenza e ci consente di riposarci un poco. 
Sahagun - ponte sul Cea
Spiove, Joaquìn si trattiene per farsi delle medicazioni, io riparto per attraversare la città e proseguire alla volta del Burgo Ranero. All'altezza dell'arco di Benito (sic!) incontro i due amici catalani, uno dei quali è tormentato dalle vesciche ai piedi. Si fermeranno lì per la notte e ritorneranno a casa, il Camino verrà terminato un'altra volta.
El Burgo Ranero - Chiesa e cicogne
Proseguo verso Calzada del Coto. Ci arrivo in 3/4 d'ora. Quel punto propone una deviazione. Decido di seguire il percorso originario fino a Berciano del Camino. Nel frattempo ha, finalmente, smesso di piovere. C'è un po' di timido sole e non manca la ventilazione.
Il paese è brutto come pochi, la Calle Real è costituita da una fili initerrotta di case in fango e paglia. Case? ma non scherziamo, vedo una con un buco nel muro, mi avvicino e dal buco vedo un campo.... ma come, e la casa? Uno scenario da spaghetti western?... forse.
El Burgo Ranero - Plaza Real
Decido di proseguire e alle 15.00 sono a El Burgo Ranero, ma con disappunto trovoche l'albergue municipal è pieno (il fatto che fino alle 16.00 i pellegrini a piedi abbiano la precedenza su quelli in bicicletta, è una bufala bella e buona). L'impiegata comunale, mi indica due possibilità alternative. Opto per  il "Laguna" 8 euro a letto. Vado a mangiare al Rocas Blancas. Sono le 16.30, ma la titolare mi fa accomodare lo stesso e mi manda la cuoca per informarmi su quello che mi può portare. Una sopa castellana e trancio di tonno alla gliglia con insalata diventano la mia cena (buona) per la cifra di 9 euro.
Vado a letto. Alle 17.30 arriva Joaquìn, ci salutiamo con simpatia, poi io riposo e lui va a mangiare. 
Mancano 33 km. a Leon, considerando come sto, non credo che riuscirò a coprirli in un giorno. Vedremo.






Si vive solo due volte?

Incontrai Barbara e Paola durante la tappa che mi portava a Villadangos del Pàramo, durante una sosta per il dissetamento. Due parole scambiate mentre si tentava di riposare piedi e corpo, bevendo un po' d'acqua, ché male non fa.
Ho mantenuto i contatti su un sociale network e ieri Barbara ha inserito un messaggio sulla bacheca di un gruppo riguardante il "Camino de Santiago" in cui rendeva partecipi i suoi contatti della voglia di ripartire che l'esperienza ha lasciato in lei.
È una consolazione constatare che altri provano la mia stessa voglia di ritornare in quella che ad oggi (forse ancora in modo estremamente superficiale) considero l'isola felice dell'essere umano, che in quel contesto può respirare a pieni polmoni quello che doveva essere il nocciolo vero della libertà.
Se un Dio creatore esiste, di certo la libertà è, dopo la vita, il dono più prezioso che possa avere concepito per le proprie creature e facendone dono, si è dimostrato concretamente quel padre che i credenti richiamano nelle loro preghiere.. 
Certo, la rappresentazione della libertà sul Camino è un elemento, per certi versi, all'acqua di rose. Tutti quelli che si sono cimentati e si avventurano in questi territori dello spirito, hanno in tasca del denaro di plastica che consente di soddisfare con estrema facilità i bisogni che un pellegrino in viaggio incontra.
Ma se il pellegrino avesse le tasche vuote, com'era probabilmente una volta, incontrerebbe il favore delle persone che incontra, verrebbe accolto allo stesso modo? In estrema e brutale sintesi: l'accoglienza e la libertà che si assaporano, sono legati al denaro?
Tanto tempo fa un mio caro amico sosteneva che il possedere molto denaro è fonte di libertà. Un'affermazione così netta mi dette fastidio e ancora oggi la sopporto male, però è vero che senza quei pochi soldi in tasca, probabilmente il mio Camino sarebbe fallito miseramente.
Il collegamento Camino - denaro è una questione che non mi dà pace, perchè se questo è, si tratta solo di una vacanza a costi irrisori, millantata per cammino spirituale. Non mi meraviglia, quindi, tutta la schiera di cialtroni che capita di incontrare. Ma è vero anche che il Camino è quello che senti nella parte più profonda dello spirito.
Non sarà facile dipanare questa matassa.

sabato 2 novembre 2013

La noia

Dal diario del Viandante

Terradillos de los Templarios 05 Junio 2013

La strada romana
Sono alloggiato nell'albergue "Jacques de Molay", il capo supremo dell'Ordine dei Templari, barbaramente ucciso sul rogo nel 1300 e spiccioli, dal re di Francia in combutta col Papa... i quali temevano che il troppo potere dell'Ordine potesse offuscare la loro potenza.... una bella accoppiata quei due.
Comunque sia, questo posto è magico e c'è radunata tutta la migliore combriccola di ieri.... ma andiamo con ordine, altrimenti è inutile.
Calzadilla de la Cueza
Sveglia dei tromboni francesi, che incuranti del fastidio che arrecano, si muovono di buon'ora come ciclopi bionici, con quel cazzo di fascio luminoso emanato dalla torcia a led, che portano legata alla fronte. Controllo l'improperio che stava per passare attraverso le corde vocali e decido che è ora di alzarsi, una lunga giornata mi aspetta in quello che fu territorio controllato dai Cavalieri Templari.
Alle 7.05 sono in strada e attraverso il ponte sul fiume Carriòn. Nella luce mattutina incontro la superiore delle sorelle augustiniane, che saluto con calore, dandole le ultime informazioni pratiche circa l'intervento da fare sull'ordenador dell'albergue e, dopo averle stretto le mani e scambiato un sorriso, riprendo il mio percorso.
Le indicazioni mi dicono di seguire la strada provinciale, fin quando non si arriva a un tracciato di 12 km. su una strada romana. I gruppi di pellegrini si sono compattati, siamo diverse decine, su una strada dritta, come solo i romani sapevano costruire, sotto un tiepido sole e con l'acqua che finisce rapidamente. Non ci sono fontane.
La buona sorte vuole che un imprenditore spagnolo abbia costruito una baracca all'interno di un recinto incolto, corredandolo di qualche tavolino e qualche sedia. L'offerta è eccellente, banane, mele, bibite e acqua, persino bocadillos e merendine assortite. Siedo al tavolo con un catalano che sta facendo la seconda tappa del Camino de Barcelona (1700 km.), dopo breve si aggrega una coppia romana che ha diviso il Camino Frances in tre anni.... facciamo colazione insieme.
Si riprende la strada e fino a Calzadilla de la Cueza, dove la sosta per un bocadillo e una caña sono d'obbligo, nonostante la colazione precedente.... la giornata non è caldissima, ma le piogge dei giorni precedenti mi avevano privato del gusto delle soste per mangiare qualcosa all'aperto, guardando in faccia il sole. La strada prosegue fino a Ledigos, altra birra.... 
Finalmente l'arrivo alla roccaforte templare, nell'albergue intestato al suo ultimo capo.
Tutto sommato una tappa noiosa, veramente poco divertente. Confidiamo nelle prossime.