martedì 17 dicembre 2013

Abbiamo le immagini

Nei prossimi capitoli saranno postate le foto del Camino de Santiago da me percorso dal 22 maggio al 23 giugno 2013, divise per giorni.
Spesso la qualità lascia a desiderare, ma l'intensità emotiva che suscitano ancora oggi è notevole.

domenica 8 dicembre 2013

Ultime considerazioni prima del rientro.

Dal Diario del Viandante
Cielo de España 25 Junio 2013

Siccome in aereo non c'è niente da fare, prendo a scrivere due riflessioni su questo viaggio.
Ne è valsa la pena?
Sicuramente sì. Una scelta sconsiderata, o quantomeno, che non ha tenuto totalmente conto di quelo che rientrava nelle mie possibilità e di quello che andava oltre il buon senso, di quel buon senso che dovrebbe costituire corredo acquisito di ciascuna persona che abbia la mia età.
Non credo che sia stata presunzione, è una caratteristica che non mi riconosco, ma di certo devo riconoscere un po' di avventatezza (quasi "giovanile").
La mia Compostela
La prova era un po' al di sopra e se non fosse stato per Letizia e Lorenzo, forse avrei mollato nei giorni in cui il corpo non rispondeva più e i dolori del fisico e dell'anima si fondevano in una miscela esplosiva e insopportabile anche per i miei standard.
Ma non posso che dire che è stata utile, molto utile, ho visto i miei limiti, li ho toccati, ho visto quelli degli altri. Ho camminato per oltre 8oo chilometri, ho attraversato montagne alte oltre 1000 metri, ho visto distese verdi di grano agitate dal vento e sono stato in distese dove girando l'occhio ai quattro punti cardinali, ho realizzato che l'unica forma di vita umana ero io.
Ho sofferto dolori fisici, ho acquisito la consapevolezza di cosa rappresenti realmente mangiare, bere e dormire. Ho avuto in molti momenti la paura di diventare una delle tante, tantissime lapidi che costeggiano il Camino e lo corredano.
Ho incontrato molti lati negativi dei comportamenti delle persone, bilanciati (per fortuna) da comportamenti di raro slancio caritatevole, finalizzato all'aiuto di un proprio simile.
È un'esperienza forte e bisogna che uno se la viva da solo. La compagnia di fornisce sicurezza, ma non mette a nudo le debolezze e i difetti. La compagnia ti infonde coraggio e difficilmente ti consente di metterti di fronte a te stesso. È l'ideale in altre situazioni, non quando ci si aventuri nei territori dello spirito e dell'individuo.
Potrei considerare il mio Camino come una via di mezzo fra lo spirituale e il religioso, nel senso che forse cercavo qualcosa. Alla fine devo riconoscere che Dio è una risposta che non ho avuto e che non ha avuto neanche lui. 
Per fortuna, lo spirito, il senso delle cose, i grandi valori che dovrebbero costituire patrimonio di ogni singolo essere umano, quelli ci sono tutti, bene in ordine e non ne manca alcuno.... e questa è già un'ottima conferma.
Sono piuttosto contento delle persone che ho incontrato, seppure mi renda conto che quella era una realtà particolare, quasi primitiva, completamente avulsa dal mondo in cui ciascuno di noi è quotidianamente proiettato.
Ma intanto sappiamo che c'è e che, se vogliamo, quella realtà si può concretizzare in qualunque momento lo desideriamo.........
basta partire.

I passi e la tecnologia


Dal Diario del Viandante
Madrid 25 Junio 2013

Il gate è il C 45 del Terminal 1 dell'immenso aeroporto di Madrid.
Pianta di Santiago de Compostela
I viaggio in treno è stato buffo, una sensazione d'altri tempi. Sono certo di avere già dormito in treno, in passato, almeno una volta... ma penso di essere stato piccolo d'età.
Tutto era regolare, posto 56 nella carrozza 18, letto alto a sinistra sopra quello di un vanesio giovinotto, impegnato con lena alla cura del suo aspetto.....
Mi levo i sandali, cintura e pantaloni. Buona notte.
Alle 7.30 il controllore ci avvisa che siamo in procinto di arrivare alla stazione di Madrid; mi preparo.
Arriviamo, scendo e cerco le indicazioni per la metro.
Le trovo insieme alle indicazioni per Plaza Castilla e, diligentemente, le seguo.
Non devo nemmeno scendere le scale, per un qualche miracolo della tecnologia, fanno tutto da sole e mi portano giù dove devo andare.
Cerco inutilmente dove si trovi la biglietteria, finchè non lo chiedo a un tizio in divisa: "È questa, è automatica" mi dice con aria stupita, indicandomi un enorme parallelepipedo che stazionava a un metro da noi.
Lo ringrazio, confortato dalla figura da scemo che ho fatto. Cerco la fermata dell'aeroporto e pago 2.50 euro il biglietto.
Entro oltrepassando i cancelletti di ingresso e una cortese vigilante mi indirizza verso las vias 10 e 11.
Vado e di lì a pochissimo arriva il treno. Salgo e noto subito che la media dei maschi è soddisfacente, mentre quella delle femmine è fortemente deficitaria... ma è ancora molto presto.
Le credenziali, la vieira e la Compostela
Arrivo all'Aeroporto di Madrid, pensavo che fosse leggermente più grande di quello di Pisa.... in effetti è più grande, ma non leggermente. Mi avventuro nel Terminal 4, ci si potrebbe correre una maratona. Vago cercando inutilmente il box di Ryanair..... non lo trovo, ma trovo un bar e faccio colazione.
Poi vado alle informazione, dove una gentile impiegata mi sbrodola a raffica che devo prendere il bus di transito..... Bus di transito? Cosa sarà mai?..... "Bajo" mi dice lei..... Bajo annuisco io e riprendo l'ascensore per scendere (le scale ci sono, ma tutti ignorano come si raggiungano, forse sono solo elementi di arredo).
Scendo, mi guardo intorno e scopro che il bus di transito è quello che noi chiamiamo "navetta". Ha tre destinazioni, terminal 1, Terminal 2 e Terminal 3..... quale sarà quella giusta?
Torno al terzo piano al box informazioni....Terminal 1, mi rassicura la sbrodolona. Bene. Sono sul bus navetta.
Il terminal 1 è più piccolo del 4, ma è pur sempre un mondo.
Vado al check in, lo zaino non va bene, Ombrello e bastoni devono essere assicurati al corpo dello zaino. Come faccio? L'infelssibile impiegata mi indica una postazione dove avvolgono i bagagli nel nylon. Va bene, lo faccio, 10 euro, e ora? Ora va bene, ma non lo posso lasciare lì, meglio che lo porti al check 337, l'addetta mi aspetta. Va bene, vado....lo prendono e lo caricano sull'aereo.... ora tocca a me.
Passo dal check in spogliato di tutti i metalli (o quasi) la macchina di controllo non suona e sono nella zona degli imbarchi..... il mio gate è il C 45, alle 12.35 mi imbarcano, e alle 13,05 partiamo. speriamo che vada tutto bene.

sabato 7 dicembre 2013

I fuochi di Beltane

Dal Diario del Viandante
Santiago de Compostela 24 junio 2013

È andata così, ciondolando, ciondolando sono andato a letto fino a quando i preparativi della notte di San Giovanni non si sono fatti sentire.
Sotto la finestra della mia camera sono comparse in un lampo cataste di legna da ardere e una friggitoria da campo.
Su richiesta della signora della recepciòn cambio la stanza con una signora portoghese che non voleva stare in camera con uomini....
Entro nella stanza di nuova assegnazione e trovo Michelangelo, el cocinero di Villadangos del Pàramo. Ci salutiamo con simpatia, come spesso accade sul Camino.
Il fuoco
Suona il telefono..... è Barbara, la compagna di cammino piemontese, che mi informa che il gruppo si sta dirigendo verso Praza do Obradoiro per i fuochi di San Giovanni.....
El baile
Mi preparo velocemente e mi incammino..... dei fuochi neppure l'ombra.
Arriva di lì a poco tutta la compagnia, con in testa il giovane Alfonso che da oggi si può fare annoverare fra i maggiorenni.
Riferisco le informazioni che ho e cominciamo a camminare a "bischero sciolto" (una traduzione plausibile sarebbe "in modo errabondo"). Non è difficile incontrare i punti di raduno della festa pagana, più o meno tutte le piazze e le piazzette, eccezion fatta per quelle che circondano la cattedrale.
In ogni angolo il casino è totale, cucine improvvisate e, soprattutto, bar improvvisati.
Queimada
Scopro che QUEIMADA non è solo un film di Pontecorvo, ma anche una inquietante bevanda tradizionale, preparata da sapienti brujas in enormi paioli di rame, composta da aguardiente gallega, scorze di arancia e limone, chicci di caffé e ciliege. Al composto viene dato fuoco e le streghe mescolano la bevanda infuocata, per rovesciarla nuovamente nel paiolo sotto forma di fiamma.
Una scena degna dell'atto primo del Macbeth.....
Orchestre di gaitas intonano arie popolari e sei ragazze gallegas improvvisano un fantastico balletto. Lo schema è sempre lo stesso, una delle sei lancia il tema del ballo per l'unita di tempo musicale, immediatamente seguita come per incanto dalle altre ballerine all'unisono.
Cambio di piazza e un solitario gaitero si affanna in un ritmo infernale per incitare gli astanti a saltare fra le fiamme.
L'organo
All'una sono "ecce homo", vado a letto, seppure la festa sotto le finestre continuerà fin ben oltre le 4.00 del mattino.... il sonno ha il sopravvento su tutto.
La mattina di oggi, giorno di San Giovanni, è cominciata alle 10.00, un giro per qualche souvenir e poi ancora in cattedrale (luogo veramente magico).
La missa del peregrino vede una presenza massiccia e compatta di persone stanche per le fatiche compiute. La messa è cantata da un coro piuttosto bravo e da un suonatore d'organo che dà fiato a tutte le canne del vecchissimo e potentissimo strumento. Un concerto superlativo.
La Estaciòn de ferroccarril
La messa è corredata dallo spettacolo del botafumero, l'incensiere che veniva usato anticamente per mitigare gli afrori della moltitudine dei pellegrini che invadevano la cattedrale a fine Camino.
La giornata è completa, torno a riposarmi e poi via verso la "estacion de ferrocarril", dove mi confermano che ho operato bene nel fare il biglietto e che devo solo presentare il foglio al personale di servizio sul treno.
Mangio un bocadillo caliente e bevo una jarra de cerveza, aspettando con pazienza le 22.30 quando i passi saranno finiti e i mezzi di locomozione prenderanno di nuovo il sopravvento.

La meta.

Dal Diario del Viandante
Santiago de Compostela 23 Junio 2013

Fuori da Arzua
La notte sarebbe stata abbastanza tranquilla, se non fosse stato per il risveglio. Nella camera di Arzua ci sono 8 letti, due dei quali sono occupati da due signori sloveni a cui appartiene la sveglia che alle 5.00 suona incessantemente per diversi minuti.... perchè caspita non la spengono, accidenti a loro.... l'arcano è presto spiegato, non si ricordavano dove l'avevano messa e non la trovavano. Fra un'imprecazione e l'altra, ormai il sonno è andato e nel frattempo arrivano le 6.00 e la confusione regna sovrana.
Alle 8.00 sono in strada, avvolto da una nebbia che fa sembrare il tutto molto Irlanda.
Monte do Gozo
Mi avventuro per boschi, se anche la visibilità non è ottima, a 50 metri si distinguono le cose e si possono seguire le indicazioni del Camino per un paio d'ore, fino al primo bar in cui la fermata per desayuno è d'obbligo.
La strada per Monte do Gozo è ancora lunga, mi fermo a un bar di rockettari per un'impanada di tonno e poi di nuovo on the road. Sembra non finire mai e invece finisce a Sobri e qualcosa.....
Azz..... lascio la carta d'identità all'ufficio del turismo e me ne accorgo dopo due chilometri.... devo tornare indietro a prenderla....uffff non ci voleva, comunque la recupero.
Cominciano i boschi di eucalipti. I piedi minacciano lo sciopero generale, sono quasi le cinque del pomeriggio. La sosta è (questa volta) al bar di un campeggio, dopo essere passato davanti a radio Galizia e TVE.... mancano ancora due chilometri.
Santiago de Compostela
Alla fine eccomi qua, di fronte a me la faraonica struttura di Monte do Gozo.
Panino caliente, cena con le ragazze italiane nella caotica cucina dell'albergue e finalmente a nanna.
Le coabitanti della stanza si danno la sveglia alle 6.00 e partono in gran fretta. Esco verso le 7.30 e mi incammino verso valle..... cammino per Santiago de Compostela e alle 9.00 sono in Praza do Obradoiro, accompagnato dal pianto di sfogo e da tutte le emozioni che questa meta comporta. Ci sono pochissimi pellegrini, è ancora molto presto.
Il resto è un susseguirsi caotico: alle 10.00 ho la mia Compostela e alle 10.30 ho trovato posto in un albergue piuttosto vicino a tutto.
Penso che starò qui due giorni, ma non va come penso, prenoto un vagone letto d'altri tempi per Madrid e poi l'aereo per Pisa. Mercoledì pomeriggio sarò a casa, o nei paraggi....
Passo il pomeriggio ciondolando per Santiago, compro una maglietta per Lorenzo e non so ancora come sarà il resto della giornata (quel che resta del giorno).



Passo dopo passo lo spirito libero (o presunto tale) è alla meta



E ci siamo quasi......

Dal Diario del Viandante
Arzua 21 junio 2013

Mi sono separato dalla comitiva italiana, che ha preferito sostare nell'albergue costruito in prossimità del torrente e del ponte medievale di Rivadiso do Baixo.
Ma partiamo con calma: a Portomarin la sveglia è data alle 6.00 dalla gazzarra di quelli del CAI di Milano, che, incuranti degli inviti a rispettare il riposo degli altri pellegrini, hanno scatenato un bercìo degno dei mercati della frutta di qualche oscura località mediorientale.
È una baldoria tutta italiana , con tanto di accensione delle luci, che porta il mio vicino di letto a guardarmi sconsolato, mentre sussurra "Italians!".  Siamo migliori di così, almeno mi piace pensarlo, ma mi rendo conto che solo una sparuta minoranza si sa comportare con educazione e rispetto per gli altri, la maggioranza (evidentemente) no, almeno non quella che ho incontrato io.
La vescica alla pianta del piede mi impedisce di camminare correttamente. Metto un cerotto di quelli enormi, che Ugo ha insistito perchè me lo portassi dietro (gli faccio un monumento?), avvolgo tutto con la fascia al lattice e parto con l'andatura da grande invalido, sulle orme di Enrico Toti.
Incomincio a incontrare le salite, che sono particolarmente dure e mi torna il pensiero ricorrente che tante altre volte mi ha aiutato, che i lunghi percorsi sono fatti di piccoli passi e anche quando i piccoli passi sono più piccoli, quale che ne sia la ragione, posti uno dopo l'altro, coprono le grandi distanze.
Stanotte ha piovuto molto, ma la mattina sembra dare una tregua, quando non addirittura un raggio di sole, per quanto accennato molto timidamente.
La tappa che porta a Palas de Reye, per fortuna, è ricca di paesini che si frappongono con una certa frequenza, alleviando così il Camino e offrendo indiscusse opportunità di riposo.
Arrivo all'albergue municipal che trovo stranamente vuoto.... forse a causa del suo aspetto spartano, se non addirittura da lager, oltre al fatto non trascurabile che si trova fuori dal paese almeno un paio di chilometri e non c'è niente intorno, se non un qualcosa che assomiglia tanto a un pensionato studentesco. Arriva tutta la comitiva italica. Viene deciso di proseguire verso il paese. I posti sono tutti pieni, salvo Benito (30 metri fuori rotta). Anche stanotte dormirò al coperto.
Nella ridente cittadina, risolvo la questione della rottura di un paio di cinghie dello zaino, con un intervento di fortuna. Già che ci sono acquisto un bel "paragua", perchè ne ho le palle piene di bagnarmi. Gli indumenti da pioggia impediscono che mi bagni l'acqua dal cielo, ma non la quantità copiosa di sudore che mi fa arrivare a tutte le destinazione completamente fradicio. (Benedetto sia Ramon e i suoi insegnamenti.)
Sveglia alle 6.00, partenza alle 7.40 dopo una colazione consistente.
I saliscendi dei sentieri, per quanto duri, sono la versione "parenti poveri" dei cimenti che ho dovuto affrontare sin qui. Si passano, ci vogliono gambe, sudore e un poco di fiato o relative ansimazioni.
Riesco a far apporre il "sello" in tutte le chiese previste dalla guida consegnatami dal sacrestano di Sarria, con l'aggiunta di una non prevista, appena fuori Melida, la città del polpo.
Alle 16.30 arrivo ad Arzua, trovo una sistemazione in un alberuge privato, sistemo le cose in camera e alle 17.00 vado a cercarmi una cena, che trovo nella piazza vicina, a base di "ensalada de atuna", accompagnata da una "jarra de cerveza".
Quando torno, trovo la hospitalera e le chiedo di pagare il conto della mia notte. Mi sconta due euro, poiché le avevo chiesto una "cama baja", ma non ne aveva. Ringrazio.
Hanno un pc collegato in rete, ma non riesco a collegarmi col sito di Ryanair per vedere gli orari degli aerei per casa.
Quasi quasi prendo il treno fino a Barcelona e poi rientro in nave .... potrei cavarmela con meno di 150 euro.

giovedì 5 dicembre 2013

... e i passi continuano...

Dal Diario del Viandante
Portomarin 19 junio 2013

Sarria
Sono le 8 .00 quando si parte da Ponfrìa, giornata a tratti piovosa. Mano a mano che le alture si allontanano ho come la sensazione che il tempo migliori, ma non so se è solo un'illusione.
Nella discesa veso Calvor ho l'opportunità di mangiare un boccadillo ai totani fritti.... siamo in Galizia, i molluschi cefalopodi sono un must.
Dopo altri 5 km. altra sosta per un bicchiere di vino e una lezione di "gallego" curata da un avventore gentilissimo, al quale avevo chiesto lumi sullo strano uso del "x" che avevo trovato nei vari cartelli che avevo incrociato da quanto avevo lasciato la Castilla.
Calvor arriva prima del previsto e si prosegue di buona lena verso Sarria.
Nemmeno a dirlo, l'albergue municipal di Sarria è al completo, incontriamo un Albergue privato a un prezzo ragionevole. È fatta. Stanza con 8 posti letto, Ristorante dell'albergue con piatti caldi a prezzi irrisori e a nanna presto.
Verso Calvor
Dopo l'arrivo, avevo recuperato una nuova "credencial" alla cattedrale di Sarria, per la modica spesa di € 1,50, perchè la mia era quasi al completo, dopo, avevo fatto un giro della città, in cui mi ero convinto che queste piccole cittadine spagnole sono proprio godibili.
Comunque sia, a letto presto e sveglia alle 6.30, alle 7.30 partenza. Piove, o quasi, mi fermo dopo nemmeno 10 minuti per fare colazione, cafè con leche e tarta del almendras.
Mentre mi allontano da Sarria, mi rendo conto che l'orda italica è cresciuta, tanto da sembrare l'italiano la lingua più diffusa fra i pellegrini in cammino..
Dopo un'ora e mezzo circa, è bene concedersi una pausa e buttar giù qualcosa, nel mio caso un succo d'ananas, dopo altre due ore e rotti altra fermata con sopa del lentejas y pan.
Portomarin - San Nicolas
Il piede destro mi fa un male cane, si è formata una vescica molto grossa, proprio sul punto di spinta della pianta del piede. Il dolore si attenua leggermente nel rpimissimo pomeriggio, forse per merito dei muscoli riscaldati e anche del benefico effetto psicologico che la visione di Portomarin mi regala. Mi sento un po' rinfrancato.
Sono le 15.30 quando ottengo un posto letto nell'albergue municipal, posto alle spalle della chiesa fortezza di San Juan (anche detta di San nicola) una sorta di via di mezzo fra la chiesa romanica e una fortezza medievale, costruita dai "Cavalieri Ospitalieri dell'Ordine di San Giovanni". Faccio un giro per andare a vedere da vicino questa strana meraviglia e ne approfitto per far apporre il "sello" sulla mia credenziale ormai strapiena.
Portomarin - Municipio
Incontro nuovamente Jimena, col ragazzo che avevo incontrato al bar di Trabadelo. Mi dice che non si fermano e che proseguono verso Barbadelo, li saluto con affetto.
Torno all'albergue e mi si prospetta una cena a base di pasta al pomodoro con le compagne e i compagni di queste ultime tappe, ai quali si è aggiunto in modo estemporaneo un pellegrino milanese.
Portomarin - Albergue Municipal
Nel corso della cena, le ragazze esprimono la volontà di arrivare a Santiago entro domenica, per lo spettacolo del botafumero. Non credo di essere in condizione di fare marce forzate, e non so come reagirà il mio piede. Ma da come mi sento in questo momento difficilmente potrò tenere il loro passo  Arriverò quando arriverò. a questo punto sopo oltre 700 km. percorsi, devo valutare giorno per giorno le forze che mi restano e se non arriverò domenica, arriverò lunedì o martedì o quando sarà.
L'unica cosa che veramente auspico è che il tempo sia benevolo, a complicarmi la vita ci pensa già il mio fisico.

Le salite

Dal Diario del Viandante
Ponfrìa 17 junio 2013

La tappa per Vega de Valcarce è stata un massacro. Appena fuori da Villafranca del Bierzo, superato il ponte sul Valcarce, si pone un importante interrogativo: si sceglie la variante definita "Camino duro" o si sceglie il comodo percorso lungo il fiume? 
La Faba
La prima opzione ha il vantaggiodi essere più corta di ben 6 km., quello che non sapevo è che la "scorciatoia consisteva di ben 11 km. di livello molto, molto impegnativo.
Finisco con una sosta ristoratrice a Trabadelo alle 14.30, dopo una fatica inenarrabile, con le gambe doloranti, nonostante qualche sosta lungo il "Camino duro", nel vano tentativo di trovare un po' di riposo.
Alto do Poio
Ma si sa come vanno queste cose, una persona sensata si sarebbe fermata lì, invece no..... sempre avanti, ed è così che si arriva a Vega de Valcarce. L'ostello è al termine di una breve , ma spaccagambe salita..... meglio, così mi abituo.
Mi sistemo in una camera con le tre italiane rimaste, una giapponesina insipida e un giapponese che ha girato per tutto il tempo con una fascia intorno alla testa, piena di scritte indecifrabili, con lo sguardo di chi attende di poter partire col suo Zero.
Sveglia alle 6.30, colazione alle 7.30 e partenza per O Cebreiro alle 8.00.
O Cebreiro
I primi 4 km. vano via in scioltezza, poi si cominsia a salire sul serio. La strada fino a La Faba è molto dura, forse più di quanto mi avessero raccontato gli altri pellegrini, 8 km. in cui occorre rallentare il passo e fermarsi ogni tanto per bere e riposare. Altri 4 km. dopo La Faba e si giunge allo spauracchio di tutti i viandanti del Camino Frances: O Cebreiro. Stanno girando un film, sembrerebbe un "fantasy"
Una rapida occhiata al paese e alle sue caratteristiche costruzioni, un'occhiata al set e alla bellissima segretaria di qualche cosa e di nuovo sui sentieri verso Santiago.
O Cebreiro
La salita verso il primo poggio è tranquilla, mentre la discesa verso il primo paesino è complicata da un'acquata fredda che intirizzisce.... i temerari non si fermano per una banalissima pioggia..... mi chiedo se sono un temerario..... la sosta in un posto di ristoro e una calda minestra di lenticchie portano sollievo e calore al corpo e allo spirito. Di nuovo sulla strada, continua a piovere, fre una goccie e l'altra arriva, fradicio, a Ponfrìa.
L'Albergue è gestito da una coppia giovane e molto carina.
Dopo l'assegnazione del posto letto, lavaggio e asciugatura panni, cena e nanna rapida.
Fuori è bufera, vento e pioggia abbondante con la ragguardevole temperatura di 6 gradi.
Speriamo che domani sia meglio.




mercoledì 20 novembre 2013

Torniamo sull'allenamento

Sul Camino a 75 anni.
In un social network notissimo, è nato un gruppo dedicato a coloro che amano i cammini a sfondo spirituale e religioso, seppure con una prevalenza del secondo aspetto sul primo:Pellegrini sul Cammino di Santiago e della Via Francigena
Oggi si è affacciata una volenterosa fanciulla che chiedeva suggerimenti su scarpe e allenamento.....
Evidentemente la dimensione del Camino come entità atletica è dura a morire. Il Camino de Santiago, giova rammentarlo, è un percorso spirituale che si fa avendo a disposizione tempo e cuore...... le gambe c'entrano, ovviamente, ma neanche più di tanto. Se non si hanno forti motivazioni e grande propensione a guardarsi dentro con estrema sincerità, è meglio rinunciare, il Camino non fa per voi. 
Troppi hanno la pessima tentazione di fare di questo tragitto un trofeo da aggiungere alla bacheca delle coppe e medaglie. Molti lo fanno..... "ho fatto il Camino in 23 giorni"....
Certamente qualche camminata per "ammorbidire" le scarpe che si useranno e abituarsi a vedere il mondo da una visuale più lenta e più godibile, può risultare importante, ma ai fini dell'abituare la nostra povera testa bacata da troppe sollecitazioni, che in fondo la vita è assai meno complicata di quanto ci venga descritta dalla società contemporanea.
Fare il Camino è facile, anche se c'è una condizione irrinunciabile, bisogna conoscersi e saper stare bene con sé stessi..... il resto è atletica e non c'è bisogno di andare a Santiago per praticarla.

I difensori del Tempio


Dal Diario del Viandante
Cacabelos 15 Junio 2013

Mi sono svegliato alle 8.00, un sonno da ghiro in letargo... sta di fatto che fino alle 9.30 non sono partito.
Il castello di Ponferrada
Sali, sali, scendi, scendi, fin quando si arriva a Ponferrada, attraversando un ponte medievale. 
Una perfida freccia gialla indica una salita altrettanto perfida, ma è l'ultimo scoglio del videogioco, poi è lo splendore del castello templare di Ponferrada, È un qualcosa che non si può ignorare, la visita, per quanto rapida è un evento obbligato. Su quelle mura hanno camminato i Templari, quelli veri, quelli sterminati da un inutile Papa e una altrettanto inutile re, entrambi intimoriti  che le abilità dell'Ordine, potessero rendere manifesta la loro conclamata incapacità.
Castello e viandante
Diopo la visita si è fatta ora di pranzo, con sette miseri euro ottengo un frugale pasto di fronte al castello, qualcuno pensa che ci possa essere qualcosa di meglio?
Di nuovo per strada, è passata l'una e mancano ben 16 chilometri a Cacabelos..... mi fermo lungo la strada per acqua e un succo d'arancia.
È tardi, ma come potevo rinunciare alla visita al castello? Il camino de Santiago si è incrociato con una delle grandi curiosità della mia vita, la storia dell'Ordine dei Cavalieri del Tempio. Per chi ha letto qualcosa sull'argomento, la visita di Ponferrada è commovente e io mi sono commosso.

giovedì 14 novembre 2013

Salite e discese

Dal Diario del Viandante
Molinaseca 14 junio 2013

Astorga - Cattedrale
Da Astorga a Rabanal del Camino è stata la pacchia, mi sono fermato ogni ora e mezza, birra, panino, cammino birra stuzzichino e passo dopo passo si arriva a Rabanal. Arrivato alla piazza, si pone la scelta se alloggiare nel lussuoso Nuestra Señora del Pilar o nello spartano Albergue Municipal.... me voi mi conoscete, no? Ovviamente anche stavolta Sparta vince sui persiani e mi dirico verso l'albergue municipal presidiato dall'efficientissimo Fernando, hospitalero specializzato in cui delle vesciche, specie se si tratta di quelle femminili, le rinomate "Ampolle" delle pellegrine.
Rabanal del Camino
Cena comune preparata dalla solita Paola, pellegrina piemontese, dopo che Barbara altra decisa pellegrina piemontese aveva sgombrato la cucina dall'occupazione brasiliana che rischiava di monopolizzare il tutto fino a tarda notte.
Sveglia alle 6, colazione alle 7 e alle 7.30 sono per strada, la strada sale, Passo da Focebadon, un posto dove un ex hippy gestisce una hostaria e si produce anche in lavoretti di artigianato che vende ai pellegrini... ovviamente se questi li comprano.
Foncebadon - La Cruz de Hierro
Alle 11.00 sono alla "Cruz de Hiero" un altro dei punti particolarmente significativi del Camino, presso il quali è d'uso che il pellegrino lasci una pietra che si è portato dietro lungo il percorso, come sengo di remissione dei peccati in ricompensa della fatica svolta.
Manjarin . La tienda del templare
A Manjarin sosto alla tienda del templare, un tipo che ha deciso di perpetuare fino ai giorni nostri, il codice dell'Ordine Monastico Cavalleresco dei Cavalieri del Tempio. Caffè e dissetanti sono a disposizione dei pellegrini previa offerta in denaro.
La discesa fino a El Aceibo è traumatica, di una difficoltà inaudita, sia per la pendenza, sia per le pietre instabili che ne lastricano il percorso.
Molinaseca
La tortura finisce in poco più di un'ora e meno male che a El Aceibo si può fare la pausa pranzo, ma Molinaseca è lontana, ancora 10 chilometri e con la salita e "quella" discesa nelle gambe sembra una distanza incolmabile. Oltretutto, dopo pochi chilometri di strada asfaltata si riprende per un sentiero molto accidentato, per quanto sia un bellissimo passaggio in un bosco.
Sia come sia, alle 17.30 sono arrivato a Molinaseca nell'albergue Municipal splendidamente restaurato. Nella stagione calda, è persino possibile dormire all'aperto, sotto la tettoia esterna.
Cena in una decorosa trattoria e poi a dormire, Dio sa se ce n'è bisogno.

mercoledì 13 novembre 2013

La chitarra scordata (nel senso di non accordata)

Dal Diario del Viandante

Astorga 12 junio 2013

In quel tempo il Maestro vagava solitario fra le montagne, quando incontrò un chiosco di sedicenti Hippies che lo adularono con richiami all'amore universale.
Egli vide che si erano costruiti dei giacigli con materiali di recupero e apprezzò che essi vivessero in comunione e fratellanza.
Tutti loro accoglievano i pellegrini con calore e sorriso, fornendo generi di conforto in cambio di qualche moneta.
Vicinanze di Astorga
Uno di essi, coi capelli raccolti da una coda di cavallo, imbracciata la chitarra, cominciò ad arpeggiare note sconosciute.
Fu allora che il Maestro riprese la sua strada senza dire una parola e a quei poveretti che chiedevano benedizione, disse "chi vive nel nome della pace e della fratellanza, deve imparare che la comunicazione avviene negli schemi di Dio; chi suona una chitarra scordata (e volse lo sguardo verso il lungocrinuto) è figlio del Demonio e adora falsi dei.
Alle lamentele di quelli che giustificavano come l'accordatura della chitarra fosse poca cosa, il Maestro alzò il dito al cielo esclamando:"In verità vi dico  che chi si ferma all'apparenza, potrebbe non capire la sostanza".

La normalità

Dal Diario del Viandante
Villadangos del Pàramo 11 junio 2013  tarde

Bene, una buona cena a base di spaghetti col tonno e cocomero ci voleva proprio.
La cena a Villadangos del Pàramo
La compagnia era composta dalle due piemontesi della fontana, che hanno fatto la spesa e cucinato, due tedeschi, un danese, un belga ed è stata molto piacevole. Ma tutte le belle cose finiscono presto.
È ora di dormire, anzi sarebbe, ma per fortuna ho di fronte una poetica coppia inglese tanto attempata quanto innamorata, che si sussurra cazzate con voce flautata, che fa pendant con un cretino ispanico che parla al telefono come se fosse a casa sua, incurante di chi avrebbe piacere di prendere sonno e riposarsi.
Domani è un altro giorno

On the road again

Dal Diario del Viandante

Villadango del Pàramo 11 junio 2013

Gli ozi di Leòn sono finiti.
Da un lato mi sento sicuramente meglio, tre giorni di riposo e i farmaci hanno fatto il loro mestiere, dall'altro non mi sentivo di abusare ulteriormente dell'infinita ospitalità dello staff del "San Francisco de Asis".
Lunedì speso a comprare scarpe, borraccia e a trovare una soluzione per la chiusura dello zaino, che si è rotta.
Leòn - Parador San Marco
Pranzo a base di pesce in un ristorante vicino al "El Corte Ingles", per 11 euro.
Per cena decido che mi compro un pomodoro, pane, chorizo banane e un coltello (complessivamente 11 euro)
Incontro nuovamente l'uruguayana Jimena col suo spasimante britannico, che sembra avere smaltito i problemi ai piedi, che lo assillavano quando ci incontrammo la prima volta a Hornilla del Camino..... chissà se ha superato anche quelli al cuore.... (e alla fava, diranno i maligni)
La sera mi piombano in camera Juan e Miguel, che saranno miei coinquilini per quella notte, stanno percorrendo il Camino in bicicletta da Madrid. Juan è al decimo Camino, li ha fatti tutti, compreso il Camino Andaluz e tutti in bicicletta. Chiacchieriamo un po' poi vanno a cena e io dormo (21.30). Le gambe mi hanno fatto male come poche altre volte.
Mi addormento come un sasso e mi sveglio alle 5.00 per pausa acqua. Mi riaddormento fino alle 7.30, a quel punto comincio la preparazione per la partenza con moltissima calma.
Albergue municipal Villadangos del Pàramo
Saluto l'ospitalero di turno: sono le 8.30 prima di uscire da Leòn mi concedo un desayuno coi fiocchi  in un bar per impiegati di banca. On the road again.... Juan dall'altro lato della strada, ferma la pattuglia, mi chiama a gran voce e mi urla "buen camino", lo saluto con le braccia..
Dopo un paio d'oredi viottolo insipido lungo la carrettera nacional, ne ho già pieni i coglioni. Questa parte del Camino è oltremodo noiosa.
A Valverde de la Virgen mi fermo a una fontana con panche annesse, finisco due borracce d'acqua, le riempio mentre faccio conversazione con due pellegrine piemontesi, esperte montanare si direbbe, entrambe scalze a far respirare i piedi.... dopo una ventina di minuti saluto e riparto.
All'una e mezzo, mi compare davanti, in tutto il suo splendore, l'albergue municipal di Villadangos del Pàramo. resisto e vinco la tentazione di proseguire. Mi fermo qui.
Domani potrebbe essere la volta di Astorga, capitale spagnola del cioccolato. 

E si riparte

Dal Diario del Viandante

Leòn 9 junio 2013

Leòn - Desayuno
È sera, mi sento molto meglio di stamane, mi sta tornando anche la fiducia, sono arrivato a pensare che potrei anche farcela... addirittura. Dipende solo dalla forza e dall'intensità dei dolori, se ci saranno. Se non ci saranno sarà molto meglio e io ringrazierò l'apostolo Giacomo per avermi permesso questa esperienza.
Lo ringrazierò comunque, questa è una vicenda che segna, che piaccia o no, e segna se è fatta da soli.
Non c'è nulla da fare, la solitudine è una gran maestra, ti insega dove aggrapparti quando è il momento, cosa sostenere quando si deve.
La solitudine e la sincerità mi hanno portato l'aiuto degli hospitaleros, anche quello non dovuto, quello della Policia Nacional, di certo non dovuto, quello della famiglia, della mia famiglia e quello degli amici.
Forse Jeremy e Marisol si sono lasciati, ma questa è un'altra storia.


lunedì 11 novembre 2013

Fermata

Dal Diario del Viandante
Leon 9 junio 2013

I dolori si sono parzialmente attenuati, seppure lo stato di febbre permanga. Sono arrivato alla farmacia Sirera di viale Ordoño (aperta 365 giorni all'anno) e ho ottenuto paracetamolo e complesso vitaminico.
La totale disponibilità degli hospitaleros del San Francisco de Asis è stata imbarazzante. Posso restare quanto voglio, finchè non mi sono rimesso in piedi e mi sento in condizione di continuare il Camino, basta che la mattina dica loro che rimango ancora.
Leòn
Andando con ordine, dopo la sveglia e l'essermi reso conto di essere un po' malconcio, sono uscito e ho fatto colazione alla Cafeteria di fronte all'Albergue. riprendendo a muovermi, sono arrivato a Plaza Santo Domingo, che mi hanno indicato come il centro di Leon e da lì ho percorso tutta l'Avenida Ordoño II per arrivare alla agognata farmacia.
La strada è piuttosto lunga e durante la camminata, adocchio un negozio dove potrò comprare delle scarpe da trekking più leggere e più larghe, i prezzi esposti per prodotti di marche note persino a me, viaggiano in ordine di grandezza di centrotrenta euro.
Leòn - Avenida Argentina
Mentre torno verso la plaza Santo Domingo mi imbatto in una corsa he denomino "Straleòn", che dev'essere molto popolare e partecipata. Una moltitudine di simil-atleti e qualche atleta vero.
Ovviamente sbaglio strada (ho scoperto il giorno dopo che bisogna essere particolarmente bravi per sbagliare strada a Leòn, ci sono indicazioni chiarissime ovunque, attribuisco la mia  incapacità allo stato febbrile) e mi ritrovo davanti alla cattedrale.
Leòn - Cattedrale
Resto sbalordito, la cattedrale di Leòn è una delle più belle chiese gotiche che mi sia mai capitato di vedere, eppure nei libri non l'avevo mai incontrata..... restisto al dolore alla gamba e mi avventuro dentro questa meraviglia. Entro, mi guardo intorno e mi viene subito alla mente il colloquio di ieri, con la guardia più giovane, che mi aveva subito informato che aveva visitato Pisa ed era rimasto colpito dalla bellezza di Piazza dei Miracoli, ma aveva continuato dicendo che la cattedrale di Leòn era altrettanto bella e che le sue vetrate erano state dichiarate patrimonio dell'umanità.
Leòn - Casa de Botines (Gaudì)
Lì per lì avevo pensato al solito sciovinismo di chi ha poco ed esalta quel poco che ha, ma una volta dentro mi rendo conto che aveva ragione, i mosaici delle finestre sono spettacolari, ne rimango affascinato, tanto che mi siedo (nel frattempo è iniziata la Messa) per non disturbare i fedeli che assostono alla funzione religiosa e mi guardo intorno, con assoluta calma. Con l'occasione, ascolto anche la Messa in lingua spagnola, che mi sembra più interessante della nostra, più vera. Ci sono delle differenze grosse, che comprendo nonostante la difficoltà nel seguire una lingua che non pratico più da diversi anni.
Esco e mi fermo a comprare qualche ammennicolo del pellegrino, due panini e torno verso l'albergue. Mi metto a letto a riposare, ne ho proprio bisogno ed è anche il meglio che posso fare in questo momento.
Mi arrivano sempre buone notizie da Pisa, è un conforto e un piacere essere nei pensieri delle persone amate, quando sei lì sembra tutto normale e scontato. Per fortuna, sembra e basta.






Che sia il momento della resa?

Dal Diario del Viandante
Leon 8 junio 2013

I dolori per arrivare a Mansilla de las Mulas sono stati terribili. Neppure il potente antinfiammatorio ha potuto farci qualcosa. Arrivo verso le 14.00, non è prestissimo, considerato che la tappa era breve, peral
Da Mansilla de las Mulas a Leon
tro bagnata da uno splendido temporale.
Il paesaggio è sempre lo stesso: deprimente. Un lungo viottolo senza fine, che costeggia la carrettera, la cui maggiore attrattiva sono le poche automobili che la percorrono.
Nell'albergue municipal di Mansilla ritrovo un po' di gente che conosco: Ramon, Marco, Michela, Roberto...
ceniamo insieme, mentre un'odiosa signora con accento lombardo ci intrattiene descrivendoci accuratamente il suo disappunto per avere trovato quasi sempre le chiese chiuse. Questo imperdonabile atteggiamento mette la Curia spagnola in difficoltà di fronte a Dio, perchè la signora attribuisce a questa insensibilità nei confronti delle esigenze dei pellegrini il fatto di essersi persa ben due messe.
Puente Villarente
Il fiore all'occhiello delle considerazioni di questa deficiente è che in fondo lei porta dei bei soldi, almeno le chiese potrebbero stare aperte. Certo, lei paga......
Finisco la cena e vado a letto: ho la febbre.
Nella notte piscio e sudo, non necessariamente in quest'ordine, ma queste sono le uniche due attività che riesco ad espletare compiutamente.  Dormo poco e male, ma al mattino successivo mi sembra di star bene.... meglio tutt'al più.
Parto alle 8.00 e i dolori alla coscia si ripresentano quasi subito, alle 9.30 mi fermo per far colazione e il risultato è sorprendente, i dolori scompaiono come per incanto. Fantastico sui poteri taumaturgici delle colazioni spagnole.
L'arrivo a Leon

Arrivo a Leon e decido che il mio carico deve essere alleggerito. Mi procuro una scatola di cartone nel negozio di un cinese, che la leva dalla carta da buttare e me la vende a un euro (non so come si dica vaffanculo pidocchio in cinese, ma sono convinto che mi ha capito). Riempio la scatola con oltre 4 kg. di contenuto del mio zaino, che giudico inutile, e spedisco tutto a casa dall'Ufficio Postale.
Sono lungo le mura che testimoniano la presenza romana a Leon e mi metto alla ricerca di un albergue.e dopo circa un'ora mi rendo conto che mi sono perso. Non mi sento bene. Sono nell'enorme piazza del Parador San Marco (scoprirò due giorni dopo), mi affaccio al finestrino dell'auto della Policia Nacional e spiego loro che non so dove sono e non riesco più a trovare le indicazioni per un albergue, se possono fornirmele.

Leon - Parador de San Marco
I due agenti mi dicono di pazientare, uno chiama il comando, l'altro (più giovane) consulta un laptop, parlano fitto fitto, si guardano, finchè il più giovane scende dall'auto e mi viene incontro. Apre il portellone del bagagliaio e mi invita a mettere lì dentro il mio zaino, poi mi apre la portiera e si scusa perchè, dice, non è molto comodo, ma lei mi sembra molto stanco. Si accomodi, l'accompagnamo noi.
È così che mi ritrovo su una macchina della Polizia spagnola diretto all'albergue dove potrò, finalmente, sdraiarmi. Mentre andiamo arriva una chiamata per un intervento, rispopnde il più giovane di mandare qualcun altro, perchè loro sono in "missione umanitaria".... mi sento lusingato da questo nuovo ruolo.
Attraversiamo Leon e infine, montiamo sul marciapiede di fronte all'ingresso dell'Albergue Francisco de Asis.
Li ringrazio vivamente, sembrano sorpresi, mi salutano e vanno via dopo essersi accertati che il personale dell'albergue mi abbia ricevuto e abbia dato disponibilità a ospitarmi.
Ho di nuovo la febbre.
Dormo fino alle 18.00, poi esco per trovare una farmacia e procurarmi dei farmaci per la bisogna. Tutto inutile, appena il tempo di attraversare la strada e i dolori alla gamba diventano insopportabili, non riesco più a muovermi.... ho le lacrime agli occhi.
Arriverà un momento in cui le cose cominceranno ad andare bene.