martedì 17 dicembre 2013

Abbiamo le immagini

Nei prossimi capitoli saranno postate le foto del Camino de Santiago da me percorso dal 22 maggio al 23 giugno 2013, divise per giorni.
Spesso la qualità lascia a desiderare, ma l'intensità emotiva che suscitano ancora oggi è notevole.

domenica 8 dicembre 2013

Ultime considerazioni prima del rientro.

Dal Diario del Viandante
Cielo de España 25 Junio 2013

Siccome in aereo non c'è niente da fare, prendo a scrivere due riflessioni su questo viaggio.
Ne è valsa la pena?
Sicuramente sì. Una scelta sconsiderata, o quantomeno, che non ha tenuto totalmente conto di quelo che rientrava nelle mie possibilità e di quello che andava oltre il buon senso, di quel buon senso che dovrebbe costituire corredo acquisito di ciascuna persona che abbia la mia età.
Non credo che sia stata presunzione, è una caratteristica che non mi riconosco, ma di certo devo riconoscere un po' di avventatezza (quasi "giovanile").
La mia Compostela
La prova era un po' al di sopra e se non fosse stato per Letizia e Lorenzo, forse avrei mollato nei giorni in cui il corpo non rispondeva più e i dolori del fisico e dell'anima si fondevano in una miscela esplosiva e insopportabile anche per i miei standard.
Ma non posso che dire che è stata utile, molto utile, ho visto i miei limiti, li ho toccati, ho visto quelli degli altri. Ho camminato per oltre 8oo chilometri, ho attraversato montagne alte oltre 1000 metri, ho visto distese verdi di grano agitate dal vento e sono stato in distese dove girando l'occhio ai quattro punti cardinali, ho realizzato che l'unica forma di vita umana ero io.
Ho sofferto dolori fisici, ho acquisito la consapevolezza di cosa rappresenti realmente mangiare, bere e dormire. Ho avuto in molti momenti la paura di diventare una delle tante, tantissime lapidi che costeggiano il Camino e lo corredano.
Ho incontrato molti lati negativi dei comportamenti delle persone, bilanciati (per fortuna) da comportamenti di raro slancio caritatevole, finalizzato all'aiuto di un proprio simile.
È un'esperienza forte e bisogna che uno se la viva da solo. La compagnia di fornisce sicurezza, ma non mette a nudo le debolezze e i difetti. La compagnia ti infonde coraggio e difficilmente ti consente di metterti di fronte a te stesso. È l'ideale in altre situazioni, non quando ci si aventuri nei territori dello spirito e dell'individuo.
Potrei considerare il mio Camino come una via di mezzo fra lo spirituale e il religioso, nel senso che forse cercavo qualcosa. Alla fine devo riconoscere che Dio è una risposta che non ho avuto e che non ha avuto neanche lui. 
Per fortuna, lo spirito, il senso delle cose, i grandi valori che dovrebbero costituire patrimonio di ogni singolo essere umano, quelli ci sono tutti, bene in ordine e non ne manca alcuno.... e questa è già un'ottima conferma.
Sono piuttosto contento delle persone che ho incontrato, seppure mi renda conto che quella era una realtà particolare, quasi primitiva, completamente avulsa dal mondo in cui ciascuno di noi è quotidianamente proiettato.
Ma intanto sappiamo che c'è e che, se vogliamo, quella realtà si può concretizzare in qualunque momento lo desideriamo.........
basta partire.

I passi e la tecnologia


Dal Diario del Viandante
Madrid 25 Junio 2013

Il gate è il C 45 del Terminal 1 dell'immenso aeroporto di Madrid.
Pianta di Santiago de Compostela
I viaggio in treno è stato buffo, una sensazione d'altri tempi. Sono certo di avere già dormito in treno, in passato, almeno una volta... ma penso di essere stato piccolo d'età.
Tutto era regolare, posto 56 nella carrozza 18, letto alto a sinistra sopra quello di un vanesio giovinotto, impegnato con lena alla cura del suo aspetto.....
Mi levo i sandali, cintura e pantaloni. Buona notte.
Alle 7.30 il controllore ci avvisa che siamo in procinto di arrivare alla stazione di Madrid; mi preparo.
Arriviamo, scendo e cerco le indicazioni per la metro.
Le trovo insieme alle indicazioni per Plaza Castilla e, diligentemente, le seguo.
Non devo nemmeno scendere le scale, per un qualche miracolo della tecnologia, fanno tutto da sole e mi portano giù dove devo andare.
Cerco inutilmente dove si trovi la biglietteria, finchè non lo chiedo a un tizio in divisa: "È questa, è automatica" mi dice con aria stupita, indicandomi un enorme parallelepipedo che stazionava a un metro da noi.
Lo ringrazio, confortato dalla figura da scemo che ho fatto. Cerco la fermata dell'aeroporto e pago 2.50 euro il biglietto.
Entro oltrepassando i cancelletti di ingresso e una cortese vigilante mi indirizza verso las vias 10 e 11.
Vado e di lì a pochissimo arriva il treno. Salgo e noto subito che la media dei maschi è soddisfacente, mentre quella delle femmine è fortemente deficitaria... ma è ancora molto presto.
Le credenziali, la vieira e la Compostela
Arrivo all'Aeroporto di Madrid, pensavo che fosse leggermente più grande di quello di Pisa.... in effetti è più grande, ma non leggermente. Mi avventuro nel Terminal 4, ci si potrebbe correre una maratona. Vago cercando inutilmente il box di Ryanair..... non lo trovo, ma trovo un bar e faccio colazione.
Poi vado alle informazione, dove una gentile impiegata mi sbrodola a raffica che devo prendere il bus di transito..... Bus di transito? Cosa sarà mai?..... "Bajo" mi dice lei..... Bajo annuisco io e riprendo l'ascensore per scendere (le scale ci sono, ma tutti ignorano come si raggiungano, forse sono solo elementi di arredo).
Scendo, mi guardo intorno e scopro che il bus di transito è quello che noi chiamiamo "navetta". Ha tre destinazioni, terminal 1, Terminal 2 e Terminal 3..... quale sarà quella giusta?
Torno al terzo piano al box informazioni....Terminal 1, mi rassicura la sbrodolona. Bene. Sono sul bus navetta.
Il terminal 1 è più piccolo del 4, ma è pur sempre un mondo.
Vado al check in, lo zaino non va bene, Ombrello e bastoni devono essere assicurati al corpo dello zaino. Come faccio? L'infelssibile impiegata mi indica una postazione dove avvolgono i bagagli nel nylon. Va bene, lo faccio, 10 euro, e ora? Ora va bene, ma non lo posso lasciare lì, meglio che lo porti al check 337, l'addetta mi aspetta. Va bene, vado....lo prendono e lo caricano sull'aereo.... ora tocca a me.
Passo dal check in spogliato di tutti i metalli (o quasi) la macchina di controllo non suona e sono nella zona degli imbarchi..... il mio gate è il C 45, alle 12.35 mi imbarcano, e alle 13,05 partiamo. speriamo che vada tutto bene.

sabato 7 dicembre 2013

I fuochi di Beltane

Dal Diario del Viandante
Santiago de Compostela 24 junio 2013

È andata così, ciondolando, ciondolando sono andato a letto fino a quando i preparativi della notte di San Giovanni non si sono fatti sentire.
Sotto la finestra della mia camera sono comparse in un lampo cataste di legna da ardere e una friggitoria da campo.
Su richiesta della signora della recepciòn cambio la stanza con una signora portoghese che non voleva stare in camera con uomini....
Entro nella stanza di nuova assegnazione e trovo Michelangelo, el cocinero di Villadangos del Pàramo. Ci salutiamo con simpatia, come spesso accade sul Camino.
Il fuoco
Suona il telefono..... è Barbara, la compagna di cammino piemontese, che mi informa che il gruppo si sta dirigendo verso Praza do Obradoiro per i fuochi di San Giovanni.....
El baile
Mi preparo velocemente e mi incammino..... dei fuochi neppure l'ombra.
Arriva di lì a poco tutta la compagnia, con in testa il giovane Alfonso che da oggi si può fare annoverare fra i maggiorenni.
Riferisco le informazioni che ho e cominciamo a camminare a "bischero sciolto" (una traduzione plausibile sarebbe "in modo errabondo"). Non è difficile incontrare i punti di raduno della festa pagana, più o meno tutte le piazze e le piazzette, eccezion fatta per quelle che circondano la cattedrale.
In ogni angolo il casino è totale, cucine improvvisate e, soprattutto, bar improvvisati.
Queimada
Scopro che QUEIMADA non è solo un film di Pontecorvo, ma anche una inquietante bevanda tradizionale, preparata da sapienti brujas in enormi paioli di rame, composta da aguardiente gallega, scorze di arancia e limone, chicci di caffé e ciliege. Al composto viene dato fuoco e le streghe mescolano la bevanda infuocata, per rovesciarla nuovamente nel paiolo sotto forma di fiamma.
Una scena degna dell'atto primo del Macbeth.....
Orchestre di gaitas intonano arie popolari e sei ragazze gallegas improvvisano un fantastico balletto. Lo schema è sempre lo stesso, una delle sei lancia il tema del ballo per l'unita di tempo musicale, immediatamente seguita come per incanto dalle altre ballerine all'unisono.
Cambio di piazza e un solitario gaitero si affanna in un ritmo infernale per incitare gli astanti a saltare fra le fiamme.
L'organo
All'una sono "ecce homo", vado a letto, seppure la festa sotto le finestre continuerà fin ben oltre le 4.00 del mattino.... il sonno ha il sopravvento su tutto.
La mattina di oggi, giorno di San Giovanni, è cominciata alle 10.00, un giro per qualche souvenir e poi ancora in cattedrale (luogo veramente magico).
La missa del peregrino vede una presenza massiccia e compatta di persone stanche per le fatiche compiute. La messa è cantata da un coro piuttosto bravo e da un suonatore d'organo che dà fiato a tutte le canne del vecchissimo e potentissimo strumento. Un concerto superlativo.
La Estaciòn de ferroccarril
La messa è corredata dallo spettacolo del botafumero, l'incensiere che veniva usato anticamente per mitigare gli afrori della moltitudine dei pellegrini che invadevano la cattedrale a fine Camino.
La giornata è completa, torno a riposarmi e poi via verso la "estacion de ferrocarril", dove mi confermano che ho operato bene nel fare il biglietto e che devo solo presentare il foglio al personale di servizio sul treno.
Mangio un bocadillo caliente e bevo una jarra de cerveza, aspettando con pazienza le 22.30 quando i passi saranno finiti e i mezzi di locomozione prenderanno di nuovo il sopravvento.

La meta.

Dal Diario del Viandante
Santiago de Compostela 23 Junio 2013

Fuori da Arzua
La notte sarebbe stata abbastanza tranquilla, se non fosse stato per il risveglio. Nella camera di Arzua ci sono 8 letti, due dei quali sono occupati da due signori sloveni a cui appartiene la sveglia che alle 5.00 suona incessantemente per diversi minuti.... perchè caspita non la spengono, accidenti a loro.... l'arcano è presto spiegato, non si ricordavano dove l'avevano messa e non la trovavano. Fra un'imprecazione e l'altra, ormai il sonno è andato e nel frattempo arrivano le 6.00 e la confusione regna sovrana.
Alle 8.00 sono in strada, avvolto da una nebbia che fa sembrare il tutto molto Irlanda.
Monte do Gozo
Mi avventuro per boschi, se anche la visibilità non è ottima, a 50 metri si distinguono le cose e si possono seguire le indicazioni del Camino per un paio d'ore, fino al primo bar in cui la fermata per desayuno è d'obbligo.
La strada per Monte do Gozo è ancora lunga, mi fermo a un bar di rockettari per un'impanada di tonno e poi di nuovo on the road. Sembra non finire mai e invece finisce a Sobri e qualcosa.....
Azz..... lascio la carta d'identità all'ufficio del turismo e me ne accorgo dopo due chilometri.... devo tornare indietro a prenderla....uffff non ci voleva, comunque la recupero.
Cominciano i boschi di eucalipti. I piedi minacciano lo sciopero generale, sono quasi le cinque del pomeriggio. La sosta è (questa volta) al bar di un campeggio, dopo essere passato davanti a radio Galizia e TVE.... mancano ancora due chilometri.
Santiago de Compostela
Alla fine eccomi qua, di fronte a me la faraonica struttura di Monte do Gozo.
Panino caliente, cena con le ragazze italiane nella caotica cucina dell'albergue e finalmente a nanna.
Le coabitanti della stanza si danno la sveglia alle 6.00 e partono in gran fretta. Esco verso le 7.30 e mi incammino verso valle..... cammino per Santiago de Compostela e alle 9.00 sono in Praza do Obradoiro, accompagnato dal pianto di sfogo e da tutte le emozioni che questa meta comporta. Ci sono pochissimi pellegrini, è ancora molto presto.
Il resto è un susseguirsi caotico: alle 10.00 ho la mia Compostela e alle 10.30 ho trovato posto in un albergue piuttosto vicino a tutto.
Penso che starò qui due giorni, ma non va come penso, prenoto un vagone letto d'altri tempi per Madrid e poi l'aereo per Pisa. Mercoledì pomeriggio sarò a casa, o nei paraggi....
Passo il pomeriggio ciondolando per Santiago, compro una maglietta per Lorenzo e non so ancora come sarà il resto della giornata (quel che resta del giorno).



Passo dopo passo lo spirito libero (o presunto tale) è alla meta



E ci siamo quasi......

Dal Diario del Viandante
Arzua 21 junio 2013

Mi sono separato dalla comitiva italiana, che ha preferito sostare nell'albergue costruito in prossimità del torrente e del ponte medievale di Rivadiso do Baixo.
Ma partiamo con calma: a Portomarin la sveglia è data alle 6.00 dalla gazzarra di quelli del CAI di Milano, che, incuranti degli inviti a rispettare il riposo degli altri pellegrini, hanno scatenato un bercìo degno dei mercati della frutta di qualche oscura località mediorientale.
È una baldoria tutta italiana , con tanto di accensione delle luci, che porta il mio vicino di letto a guardarmi sconsolato, mentre sussurra "Italians!".  Siamo migliori di così, almeno mi piace pensarlo, ma mi rendo conto che solo una sparuta minoranza si sa comportare con educazione e rispetto per gli altri, la maggioranza (evidentemente) no, almeno non quella che ho incontrato io.
La vescica alla pianta del piede mi impedisce di camminare correttamente. Metto un cerotto di quelli enormi, che Ugo ha insistito perchè me lo portassi dietro (gli faccio un monumento?), avvolgo tutto con la fascia al lattice e parto con l'andatura da grande invalido, sulle orme di Enrico Toti.
Incomincio a incontrare le salite, che sono particolarmente dure e mi torna il pensiero ricorrente che tante altre volte mi ha aiutato, che i lunghi percorsi sono fatti di piccoli passi e anche quando i piccoli passi sono più piccoli, quale che ne sia la ragione, posti uno dopo l'altro, coprono le grandi distanze.
Stanotte ha piovuto molto, ma la mattina sembra dare una tregua, quando non addirittura un raggio di sole, per quanto accennato molto timidamente.
La tappa che porta a Palas de Reye, per fortuna, è ricca di paesini che si frappongono con una certa frequenza, alleviando così il Camino e offrendo indiscusse opportunità di riposo.
Arrivo all'albergue municipal che trovo stranamente vuoto.... forse a causa del suo aspetto spartano, se non addirittura da lager, oltre al fatto non trascurabile che si trova fuori dal paese almeno un paio di chilometri e non c'è niente intorno, se non un qualcosa che assomiglia tanto a un pensionato studentesco. Arriva tutta la comitiva italica. Viene deciso di proseguire verso il paese. I posti sono tutti pieni, salvo Benito (30 metri fuori rotta). Anche stanotte dormirò al coperto.
Nella ridente cittadina, risolvo la questione della rottura di un paio di cinghie dello zaino, con un intervento di fortuna. Già che ci sono acquisto un bel "paragua", perchè ne ho le palle piene di bagnarmi. Gli indumenti da pioggia impediscono che mi bagni l'acqua dal cielo, ma non la quantità copiosa di sudore che mi fa arrivare a tutte le destinazione completamente fradicio. (Benedetto sia Ramon e i suoi insegnamenti.)
Sveglia alle 6.00, partenza alle 7.40 dopo una colazione consistente.
I saliscendi dei sentieri, per quanto duri, sono la versione "parenti poveri" dei cimenti che ho dovuto affrontare sin qui. Si passano, ci vogliono gambe, sudore e un poco di fiato o relative ansimazioni.
Riesco a far apporre il "sello" in tutte le chiese previste dalla guida consegnatami dal sacrestano di Sarria, con l'aggiunta di una non prevista, appena fuori Melida, la città del polpo.
Alle 16.30 arrivo ad Arzua, trovo una sistemazione in un alberuge privato, sistemo le cose in camera e alle 17.00 vado a cercarmi una cena, che trovo nella piazza vicina, a base di "ensalada de atuna", accompagnata da una "jarra de cerveza".
Quando torno, trovo la hospitalera e le chiedo di pagare il conto della mia notte. Mi sconta due euro, poiché le avevo chiesto una "cama baja", ma non ne aveva. Ringrazio.
Hanno un pc collegato in rete, ma non riesco a collegarmi col sito di Ryanair per vedere gli orari degli aerei per casa.
Quasi quasi prendo il treno fino a Barcelona e poi rientro in nave .... potrei cavarmela con meno di 150 euro.

giovedì 5 dicembre 2013

... e i passi continuano...

Dal Diario del Viandante
Portomarin 19 junio 2013

Sarria
Sono le 8 .00 quando si parte da Ponfrìa, giornata a tratti piovosa. Mano a mano che le alture si allontanano ho come la sensazione che il tempo migliori, ma non so se è solo un'illusione.
Nella discesa veso Calvor ho l'opportunità di mangiare un boccadillo ai totani fritti.... siamo in Galizia, i molluschi cefalopodi sono un must.
Dopo altri 5 km. altra sosta per un bicchiere di vino e una lezione di "gallego" curata da un avventore gentilissimo, al quale avevo chiesto lumi sullo strano uso del "x" che avevo trovato nei vari cartelli che avevo incrociato da quanto avevo lasciato la Castilla.
Calvor arriva prima del previsto e si prosegue di buona lena verso Sarria.
Nemmeno a dirlo, l'albergue municipal di Sarria è al completo, incontriamo un Albergue privato a un prezzo ragionevole. È fatta. Stanza con 8 posti letto, Ristorante dell'albergue con piatti caldi a prezzi irrisori e a nanna presto.
Verso Calvor
Dopo l'arrivo, avevo recuperato una nuova "credencial" alla cattedrale di Sarria, per la modica spesa di € 1,50, perchè la mia era quasi al completo, dopo, avevo fatto un giro della città, in cui mi ero convinto che queste piccole cittadine spagnole sono proprio godibili.
Comunque sia, a letto presto e sveglia alle 6.30, alle 7.30 partenza. Piove, o quasi, mi fermo dopo nemmeno 10 minuti per fare colazione, cafè con leche e tarta del almendras.
Mentre mi allontano da Sarria, mi rendo conto che l'orda italica è cresciuta, tanto da sembrare l'italiano la lingua più diffusa fra i pellegrini in cammino..
Dopo un'ora e mezzo circa, è bene concedersi una pausa e buttar giù qualcosa, nel mio caso un succo d'ananas, dopo altre due ore e rotti altra fermata con sopa del lentejas y pan.
Portomarin - San Nicolas
Il piede destro mi fa un male cane, si è formata una vescica molto grossa, proprio sul punto di spinta della pianta del piede. Il dolore si attenua leggermente nel rpimissimo pomeriggio, forse per merito dei muscoli riscaldati e anche del benefico effetto psicologico che la visione di Portomarin mi regala. Mi sento un po' rinfrancato.
Sono le 15.30 quando ottengo un posto letto nell'albergue municipal, posto alle spalle della chiesa fortezza di San Juan (anche detta di San nicola) una sorta di via di mezzo fra la chiesa romanica e una fortezza medievale, costruita dai "Cavalieri Ospitalieri dell'Ordine di San Giovanni". Faccio un giro per andare a vedere da vicino questa strana meraviglia e ne approfitto per far apporre il "sello" sulla mia credenziale ormai strapiena.
Portomarin - Municipio
Incontro nuovamente Jimena, col ragazzo che avevo incontrato al bar di Trabadelo. Mi dice che non si fermano e che proseguono verso Barbadelo, li saluto con affetto.
Torno all'albergue e mi si prospetta una cena a base di pasta al pomodoro con le compagne e i compagni di queste ultime tappe, ai quali si è aggiunto in modo estemporaneo un pellegrino milanese.
Portomarin - Albergue Municipal
Nel corso della cena, le ragazze esprimono la volontà di arrivare a Santiago entro domenica, per lo spettacolo del botafumero. Non credo di essere in condizione di fare marce forzate, e non so come reagirà il mio piede. Ma da come mi sento in questo momento difficilmente potrò tenere il loro passo  Arriverò quando arriverò. a questo punto sopo oltre 700 km. percorsi, devo valutare giorno per giorno le forze che mi restano e se non arriverò domenica, arriverò lunedì o martedì o quando sarà.
L'unica cosa che veramente auspico è che il tempo sia benevolo, a complicarmi la vita ci pensa già il mio fisico.

Le salite

Dal Diario del Viandante
Ponfrìa 17 junio 2013

La tappa per Vega de Valcarce è stata un massacro. Appena fuori da Villafranca del Bierzo, superato il ponte sul Valcarce, si pone un importante interrogativo: si sceglie la variante definita "Camino duro" o si sceglie il comodo percorso lungo il fiume? 
La Faba
La prima opzione ha il vantaggiodi essere più corta di ben 6 km., quello che non sapevo è che la "scorciatoia consisteva di ben 11 km. di livello molto, molto impegnativo.
Finisco con una sosta ristoratrice a Trabadelo alle 14.30, dopo una fatica inenarrabile, con le gambe doloranti, nonostante qualche sosta lungo il "Camino duro", nel vano tentativo di trovare un po' di riposo.
Alto do Poio
Ma si sa come vanno queste cose, una persona sensata si sarebbe fermata lì, invece no..... sempre avanti, ed è così che si arriva a Vega de Valcarce. L'ostello è al termine di una breve , ma spaccagambe salita..... meglio, così mi abituo.
Mi sistemo in una camera con le tre italiane rimaste, una giapponesina insipida e un giapponese che ha girato per tutto il tempo con una fascia intorno alla testa, piena di scritte indecifrabili, con lo sguardo di chi attende di poter partire col suo Zero.
Sveglia alle 6.30, colazione alle 7.30 e partenza per O Cebreiro alle 8.00.
O Cebreiro
I primi 4 km. vano via in scioltezza, poi si cominsia a salire sul serio. La strada fino a La Faba è molto dura, forse più di quanto mi avessero raccontato gli altri pellegrini, 8 km. in cui occorre rallentare il passo e fermarsi ogni tanto per bere e riposare. Altri 4 km. dopo La Faba e si giunge allo spauracchio di tutti i viandanti del Camino Frances: O Cebreiro. Stanno girando un film, sembrerebbe un "fantasy"
Una rapida occhiata al paese e alle sue caratteristiche costruzioni, un'occhiata al set e alla bellissima segretaria di qualche cosa e di nuovo sui sentieri verso Santiago.
O Cebreiro
La salita verso il primo poggio è tranquilla, mentre la discesa verso il primo paesino è complicata da un'acquata fredda che intirizzisce.... i temerari non si fermano per una banalissima pioggia..... mi chiedo se sono un temerario..... la sosta in un posto di ristoro e una calda minestra di lenticchie portano sollievo e calore al corpo e allo spirito. Di nuovo sulla strada, continua a piovere, fre una goccie e l'altra arriva, fradicio, a Ponfrìa.
L'Albergue è gestito da una coppia giovane e molto carina.
Dopo l'assegnazione del posto letto, lavaggio e asciugatura panni, cena e nanna rapida.
Fuori è bufera, vento e pioggia abbondante con la ragguardevole temperatura di 6 gradi.
Speriamo che domani sia meglio.