giovedì 31 ottobre 2013

Delle suore e delle farmaciste

Dal diario del Viandante

Carriòn de los Condes 4 junio 2013

Carriòn de los Condes
Sono a cena nell'arcinoto e rinomato ristorante del Pellegrino. Sopa castellana, huevos y jamon, tarta Santiago, il tutto per modici 11 euro.
La giornata non ha consentito riposo. Appena arrivato, dopo un breve giro della cittadina, ho scelto di appoggiarmi all'albergue delle suore augustiniane, gestito in tutto dall'ordine e dai volontari dell'associazione cattolica che fa a loro capo.
Carriòn de los Condes
L'accoglienza col bicchiere del tea p stata da antologia. La suora mi ha registrato, sellado la credencial eha preso la mia roba da lavare, che ha messo in lavatrice per € 1,50.
Sono in debito con questa monaca e quando mi invita all'incontro coi pellegrini non dico di no. L'incontro avviene nell'atrio dell'albergue e si svolge con un giro persona per persona, al fine di esporre agli altri le motivazioni del proprio camino.
Carriòn de los Condes
Con un po' di imbarazzo confesso alla platea che non conosco le vere motivazioni del mio Camino, ma essendo agnostico, di certo non è una testimonianza di fede. Credo che sia un momento di analisi spirituale. Me la danno per buona e la chiudo lì. L'incontro prosegue con le canzoni dei pellegrini, fra cui "Azzurro" e, udite udite "Guantanamera". Accompagnati dalla chitarra di un giovane pellegrino statunitense, il coro si leva fortissimo e incredibilmente intonato.
Nell'albergue c'è un PC a disposizione, ma non gira.... in una macchina vecchia hanno inserito un S.O. troppo nuovo. Non funzionerà mai. Ne parlo con la superiora, una spledida sorella cilena, che prende note delle mie osservazioni, passandole al tecnico della curia per i necessari interventi.
Carriòn de los Condes
Alle 20.00 c'è la messa dei Pellegrini con la benedizione individuale, declino con un sorriso l'invito. Povere sorelle, quante ne devono avere viste, ma ho come la sensazione che mi considerino comunque un fratello, per quanto più strano degli altri.
La cittadina è molto carina, ho pranzato in un bar con € 3,20 e ci sono ritornato dopo per una caña (€ 1,10).
La farmacista della cittadina è come Carriòn de los Condes, molto carina, oltre che paziente, attenza e premurosa. Mi ha rifornito di sali minerali più massicci, pomata d'arnica per la muscolatura e una splendida benda al lattice per la tenuta delle fasciature, nonostante il movimento. Alla fine, mi ha chiesto se restavo a dormire a Carriòn, ho ricambiato il suo sguardo e le ho detto che ero ospite delle suore Augustiniane.... ahimé.....
Domani si riparte, la meta che mi sono prefissato è Terradillo de los Templarios, spero di arrivarci senza grossi problemi.





Quando la musica del corpo è Passione

Dal diario del Viandante

Revenga del Camino 4 junio 2013

Mi prendo una pausa dopo i primi 14 km.

Revenga del Camino
Notte bizzarra, in una camerata ancor più bizzarra. Meno male che la stanchezza m ha fatto crollare poco dopo le 22.00, ma alle 5 gli occhi si sono aperti e con loro le orecchie.
Canal de Castilla
Il concerto era così composto: russatore baritono, russatrice contralto, scorreggione basso, scorreggione tenore, tossitore mezzosoprano, starnutitore soprano solista, con supporto di scorreggione soprano solista.
Il buffo è che il tossitore mezzosoprano, che nello svolgimento del concerto seguiva anche parti miste di starnutitore e scorreggione, la svegliato la sua dama e le ha detto con un sussurro:" Andiamo via, qui c'è troppo casino". Lei ha risposto con un lievissimo "Bene!"
Fròmista
Va bene? Cosa va bene? Ma scherziamo? Va bene che rompi i coglioni dalle 5 di mattina (non so di prima perchè dormivo, il mio turno di veglia è cominciato a quell'ora) e poi sono gli altri a fare rumore e darti fastidio? Pensavo che fosse un abito tipicamente italiano, addossare agli altri colpe, ma anche la coppia ispanica non fuggiva a questa caratteristica.
Comunque sia, ormai ero sveglio, ho aspettato che uscissero e mi sono preparato a mia volta per la partenza. Alle 6.50 ero in strada.
La colazione è arrivata alle 8 in un bellissimo bar di Fròmista, con avvenente quanto attempata barista, che intratteneva amorevolmente tre clienti. Con un lampo ambiguo negli occhi, mi serve il café con leche e la magdalena di pragmatica, mentre faccio colazione ascolto il quartetto che parla di un qualcosa riguardante un paio di personaggi del realitity show che prediligono. 
Sono fuori dal bar colazionato e col sole nel cielo. Il camino da Fròmista a Carriòn del los Condes costeggia una strada nuova di pacca, dove non passano auto se non in modo sporadico. Ci dev'essere un motivo soprannaturale, la strada trafficata avrebbe potuto indurre in tentazione autostop il pellegrino stanco e affaticato. La Divina Provvidenza regola, evidentemente, anche il traffico.
Vedremo come gira il giorno.



Carriòn de los Condes





mercoledì 23 ottobre 2013

L'importante è esagerare

Dal diario del Viandante

Boadilla del Camino 3 junio 2013

Oggi tappa gigante, il sole splendeva (era ora!) e alle 11.45 ero giunto a Castrojeriz, arrivo della tappa programmata.... una sosta al bar di un albergue privato con una californiana, un'irlandese, un austriaco e due tedesche, alla seconda birra, decido che è meglio camminare che prendere una sbornia, d'altronde la giornata è talmente bella che merita un piccolo sforzo in più..... ma andiamo con ordine.
Hontanas
Notte tranquilla, nonostante la camera ospitasse dieci persone e sveglia alle 6.00. I preparativi si svolgono con la massima calma e alle 7.40 sono per strada in direzione Hontanas (10,6 km. dopo le mesetas), dove ho previsto di fare la colazione.
Mi fanno male le gambe e i piedi. Sono partito con le scarpe da jogging, forse la scelta non è stata felicissima, ma era l'unica che avevo, dopo le lesioni che mi sono procurato coi sandali.
San Anton
Alle 10.00 sono seduto a un tavolino dell'albergue municipal di Hontanas, in compagnia due trentini, un'amaericana, un'irlandese  e un austriaco, a cui si aggiungono, poco dopo,  un'inglese, uno spagnolo, uno svedese e un olandese... insomma, una sorta di circolo della Legione Straniera, come avrebbe detto il buon Braccini, mio vecchio insegnate di Storia dell'Arte.
La colazione ha un potere miracoloso, mi passano tutti i dolori e alle 11.45 sono a Castrojeriz,
Castrojeriz
E ora? e ora si beve una caña.... Fatto! e ora? e ora se ne beve un'altra..... Fatto! e ora?... E ora non posso certo ubriacarmi, soprattutto non voglio: vado via. Dove?...... Via!
La strada deve passare un poggio con una salita piuttosto impegnativa anche se breve (per fortuna), ma non per questo priva della lapide in ricordo di un pellegrino caduto. Arrivo in cima con un po' di fiatone e mi siedo su una panca che trovo, per riprendere fiato.
Castrojeriz
Parlo al telefono con due amici pisani e bevo una bottiglia d'acqua.... si riparte. La discesa è anche peggio della salita.... tanto che mi trovo a farla a zig zag, simulando la discesa con gli sci, per non rovinarmi le ginocchia. A metà discesa altra lapide.... i morti sul camino si sprecano.... e finora ho incontrato testimonianze di caduti più giovani di me. Vorrei fare un gesto scaramentico, ma avrei la sensazione di insultare la loro memoria. Arrivo in piano.
La strada sembra perdersi all'orizzonte ed è tutta mia, sono l'unico imbecille a piedi sotto il sole, senza che si possano vedere case, o luoghi abitati in nessuna direzione di sguardo.... bene!
Arrivo finalmente a Itero del Castillo, che sembra una malattia del fegato, più che un paese, e tutte le indicazioni spariscono. Prendo una direzione a caso, quando mi si avvicina un ciclista tedesco...e mi dice è di qua?.... io gli faccio non lo so, non ci sono indicazioni. Lui mi dice "aspetta qui, faccio prima io".
Lo vedo ritornare, non è di qua la strada.... arrivano due suoi compagni di pedale e aprono la carta.... individuano una strada, e si muovono in quella direzione facendomi cenno di aspettare. Da lontano si sbracciano, è quella giusta, hanno ritrovato un segnale.
Passo un pote su un fiume dal nome impossibile e mi ritrovo a lasciare la provincia di Burgos, per entrare in quella di Palencia.
Mi fermo a Itero de la Vega perchè sono veramente stanco, ma il gestore dell'Albergue non mi considera, dopo 10 minuti riprendo il cammino e l'albergatore mi insegue chiedendomi se volevo un letto, gli rispondo che lo volevo, ma non lo voglio più. Lascio Itero de la Vega. Il prossimo paese è Boadilla del Camino, sono 8 lunghissimi chilometri, ma si sa che un passo dopo l'altro si arriva ovunque.
Boadilla del Camino - Albergue Municipal
L'albergue municipal di Boadilla è brutto, mal tenuto e se non fosse per gli azulejos, assomiglierebbe di più a un campo di concentramento tedesco.
La Kapo è un po' scostante, ma chi se ne frega, io domani sarò on the road again e lei è condannata a restare qui.
Prendo possesso di un letto e vado nel bagno.... ho paura a fare la doccia, apro il rubinetto e ne esce un liquido marrone (che sia zyklon misto ad acido? Chiudo il rubinetto e chiedo spiegazioni. Il Municipio sta pulendo la cisterna del paese. Che culo! Pazienza, non ho intenzione di lavarmi con quella fanghiglia, resto sporco.
Lavo i miei indumenti e li stendo al sole, bevo due birre, mangio un panino e sono pronto per il letto.






Le palestre dello spirito.

Ieri sera ho reincontrato Gualtiero, una nuova conoscenza, rimasta ammaliata dall'avere conosciuto uno che aveva camminato per oltre 800 chilometri, per arrivare a Santiago de Compostela.
La domanda di rito è stata "e ora?"......
Già, e ora? E ora si continua nel quotidiano porsi infinite domande e chiedersi altrettanto infinite verifiche certo che il vero percorso sia appena all'inizio.
Mi sono capitati articoli per le mani riguardanti la Francigena, Su Camminu de Santu Jacu in Sardegna e quant'altro si voglia aggiungere a questa categoria nascente di palestre dello spirito: percorsi più o meno aspri, per lo più con un servizio di accoglienza in nuce.
Vedere che l'uomo è pronto in qualsiasi momento a erigere il proprio vitello d'oro e adorarlo, anche e soprattutto quando si tratti di sfruttare luoghi che vengono affrontati da moltitudini con forti motivazioni spirituali, fa venire un po' di malinconia.

martedì 22 ottobre 2013

La semplicità.

Pensavo in questi giorni alla riflessione che mi era venuta, sul fatto che il Camino ti induce alla semplicità, all'essenzialità. In questa scarnificazione delle sovrastrutture imposte, vedevo solo lati positivi, ma sono veramente solo quelli? Mi viene come il dubbio che una frequentazione insistita con le esigenze di base dell'essere umano, possano generare un disagio nel rientro alla vita civile, fondato su fraintendimenti.
Forse rimodulare le analisi in modo più pacato e lento, può aiutare a farsi un'idea del perchè il cambio di paradigma è inevitabile, ma non per questo traumatico.
È un aspetto su cui dovrò ritornare.

E la fatica si presenta.

Dal Diario del Viandante

Hornilla del Camino 2 junio 2013

Chi dice che i francesi sono rispettosi delle minoranze è un cazzone. Due anziane zoccole transalpine fino alle 23 passate, nel letto sotto al mio e alle 5.45 di stamani  i florilegi di "olalà" e "bontejutajù" si sprecavano.
Mi alzo dopo che le due rompicoglioni sono partite e alle 8.15 sono per strada.
Attraverso Burgos sotto una pioggerellina in andirivieni e un cielo che minaccia la trebisonda.
Incontro nuovamente Laurent, pilota a riposo (56 anni) che vive in una fattoria alla perfiferia di Chicago (Illinois), facciamo un pezzo di strada isieme, poi lui e la famigliola si fermano in un paesino e io decido di proseguire.
Il paese successivo è Tardajos, gemellato con Santa Maria a Monte, praticamente a casa....decido di fermarmi per mangiare un boccone. Faccio una colazione extra lusso e mi prendo due focaccine per il pranzo.
Al bar conosco Jimena, trentenne uruguayana di origini napoletane, con la quale proseguo la strada fino a Horilla del Camino, lì veniamo separati dall'età, lei viene inviata a una collocazione coi giovani e io sono assegnato ai posti previsti per i "diversamente" giovani.
Alle 14.30 sono in branda e mi addormento profondamente, per risvegliarmi alle 17.00. Mi alzo, faccio due foto e prendo qualcosa per cena.
Il paesino è come ne ho visti tanti in Sardegna, tutto muri a secco, case in tufo. La chiesa è romanica fuori, gotica dentro e barocca nell'altare e nella raffigurazione della fede.... sono lugubri questi spagnoli.
Accanto alla chiesa un caratteristico cimiterino con l'erba alta mossa dal vento e antiche tombe usurate dal tempo. In paese alcune tracce dell'antico potere ecclesiastico, come l'antico ospedale dei pellegrini.
Darà una notte lunga, i piedi mi dolgono, speriamo che per domani si calmino. Quasi quasi vado a cena.




La città del Cid

Dal diario del Viandante

Burgos 1 Junio 2013

Ho dormito con una famiglia americana, padre, madre e bimba.... cresciutella, figlia diciamo. Ero tranquillo, niente tranquillizza più di una famiglia americana classica. Chi poteva aspettarsi quello che sarebbe successo, chi avrebbe potuto immaginarlo: una notte da tregenda....lei (la mamma) un trombone, lui un basso tuba con variazioni scorreggianti e la piccola era la copia perfetta del bombardino basso... una concerto per fiati e aria in piena regola.
Per fortuna, che la stanchezza ha avuto la meglio sui rumori molesti e il sonno ha prevalso.
Comunque sia, la permanenza ad Atapuerca è andata bene, mi sono concesso un caffè espresso molto simile al nostro, ho trovato un bendaggio tessuto e lattice che, forse, risolverà i miei problemi di cura dei poveri e martoriati piedi e ho comprato un litro di succo d'ananas. 
Laurent, il russatore americano, mi aveva chiesto se voleo cenare con loro. Volentieri, avevo risposto,, ho trovato un ristorante proprio di fronte all'albergue.... lui mi aveva detto: sì, lo ho visto anche io, ci troviamo lì.
Il giro di Atapuerca per fare due foto è di prammatica, per una volta che non piove. Faccio un bel giro e scopro che il posto è veramente molto carino, al di là degli insediamenti preistorici, le case sembrano provenire direttamente dai secoli bui: la Sardegna non è così lontana.
Per la cena, come concordato con gli Stati Uniti, mi reco al ristorante davanti all'albergue. Con sapiente destrezza nel gioco di parole, il titolare lo ha chiamato "Comosapiens" e con 12 euro ceno ottimamente col menù del pellegrino. Dei discendenti della guerra del tea nessuna traccia. Torno al dormitorio e quando arrivano gli americani, Laurent mi fa "ti abbiamo perso"...io di rimando "ero al ristorante qui di fronte, come avevamo detto" e lui serafico "noi eravamo andati all'altro"......
La mattina arriva e mi medico il dito sanguinante. Decido per i sandali sperando che non piova. Scelta indovinata, l'uscita da Atapuerca verso Burgos passa attraverso un sentiero per capre, tutto sassi e merda. Arrivo in cima alla salita e c'è una croce, lì, già pronta.
Non è per me e tiro un sospiro di sollievo. Davati alla croce trovo Simon, venticinquenne ciclista tedesco di origini slovene. Ha rotto la trasmissione del cambio e scende a piedi con me perchè ha paura di non controllare il mezzo. Arrivati in fondo alla discesa gli suggerisco di pedalare e lui sparisce.
In uno dei tre paesini che incontro faccio colazione e mi porto dietro un boccadillo per il pranzo.
Sono le 12.45 quando arrivo a Burgos, città del Cid e luogo sacro della cristianità. Alle 13.30 sono nell'albergue minicipal alle 14.30 sto facendo il bucato con la lavatrice del pellegrino gentilmente messa a disposizione dalla direzione (modica cifra € 2.00) con altrettanti euro utilizzo l'asciugatrice del pellegrino.... alle 16.30 la roba è lavata e asciugata, riposta nello zaino e posso quindi partire per fare il giro del pellegrino.
La cattedrale di Burgos è particolarmente sfarzosa, il biglietto di ingresso è di €3,50 sconto pellegrini, previa presentazione della credenziale, che viene appositamente "sellada" (timbrata).
Mi faccio il giro della chiesa, rientro perchè non trovo un posto convincente dove mangiare, bevo una birra, scrivo due note e vado a dormire.

mercoledì 16 ottobre 2013

La posta in gioco.

Con un moto di spirito (non so quanto opportuno) potrei affermare che il dolore che prova chi si cimenti nel Camino, viene sublimato al raggiungimento della meta; e che ciascuno di noi, che abbiamo compiuto l'impresa, ricorda l'inenarrabile bellezza dell'esperienza umana perchè perde memoria della sofferenza,
I dolori muscolari, le vesciche ai piedi, le febbri e i dolori provocati dalla pioggia, dall'umidità, dalla fatica, dal tempo che sembra fermarsi nel momento dello sforzo e accelerare spasmodicamente in quello del riposo, tutto questo sembra perdere significato se non in qualche sbiadito ricordo collaterale, per lasciare spazio alla scena principale, il conseguimento dell'obiettivo, il raggiungimento della meta, quale che sia la motivazione che ha spinto a intraprendere questa strada.
Ed è così che riflettendo a qualche tempo di distanza, ci si rende conto che si è affrontato il dolore, quello vero, quello fisico e quello dello spirito e la domanda che si affaccia prorompente è "chi ce lo ha fatto fare".
La risposta più immediata e più banale potrebbe essere "la voglia di testare i propri limiti".
Non so quanto possa essere corretta questa risposta, ma so che la "mia" crisi profonda è arrivata quando ho raggiunto Leon, dopo ben 462 km. di percorrenza, gran parte dei quali nella pioggia e nel fango. Una crisi determinata dal dolore fisico alle gambe, alle giunture, alle spalle, alle mani, ai piedi martoriati, alla febbre; una crisi che avrebbe potuto facilmente portare verso l'aeroporto di quella città per tornarmene in Italia, a casa, stanco, sfinito, pieno di dolori e maledicendo questa balzana idea di volermi avventurare per un percorso non mio.
In quei momenti mi sono sentito perso, senza alcuna alternativa se non la rinuncia, tali e tanto forti erano i dolori del corpo e la rinuncia dava lenimento al fisico, ma uccideva con dolore altrettanto infinito lo spirito. Sono quelli i momenti in cui si cerca una mano tesa e a me ne sono capitate più di una, proprio nel momento in cui c'era più bisogno. La mano della Policia Nacional che mi ha portato all''Albergue in auto, nel momento in cui, complice lo stato di disagio determinato dalla febbre avevo perso la strada. Il personale dell'Albergue che mi ha offerto l'opportunità di trattenermi fin quando non mi fossi ristabilito per continuare e il telefono (siano benedetti Bell e Meucci) che mi ha offerto il conforto e l'incoraggiamento della famiglia.
Dopo 3 giorni ho ricominciato a camminare e i miei piedi hanno percorso i 300 e rotti km. che mi separavano dalla conclusione del Camino e li hanno percorsi con la determinazione necessaria a superare il dolore delle nuove vesciche, dell'indurimento muscolare, dell'acido lattico che rallentava e rendeva faticoso anche il più semplice dei movimenti.
Non so quanto la mia esperienza personale sia ampliabile e possa descrivere un senso comune, ma di certo chi si trovi a percorrere un tragitto così duro, deve mettere in preventivo momenti di debolezza che rischiano di evolvere in cedimento. La fatica e il dolore sono pessimi consiglieri.
Senza volere in alcun modo fare paragoni, rammento che anche il Cristo chiese al Padre perchè lo avesse abbandonato, provato com'era dalla fatica del Golgota e dai dolori della flagellazione.... certo la fatica e la sofferenza dell'Uomo non sono accostabili in nessun modo a quelle del pellegrino verso Santiago, ma sono una buona cartina di tornasole per capire quanto le sinergie fra queste due entità, possano portare squilibrio nella visione complessiva delle cose del mondo e dei propri orizzonti.
In fondo questa è la posta in gioco, capire che la fatica e il dolore vanno affrontati perchè fanno parte di noi e di quello che in quel momento stiamo vivendo. La posta in gioco non è la scoperta dei propri limiti, ma apprendere con l'esperienza le giuste modalità per convivere con sensazioni spiacevoli, talvolta al limite del sopportabile, che ci vengono messe di fronte in momenti in cui sia lo spirito che il corpo vengono, a qualunque titolo, sottoposti a stress inusuale.
Dopo tutto è un buon segno.