Un recente ritorno nelle terre d'origine ha evidenziato un orientamento sempre più spiccato verso il bisogno di orizzonti più rarefatti, spazi più aperti e deserti.
Vivere in luoghi con forte densità di popolazione genera ansie inspiegabili e prende per mano la nevrosi, guidandola verso la conquista del potere con mille mezzi e mille artifici.
Gli spazi ampi e deserti aiutano il respiro, aiutano la calma a mantenere il potere ed è comprensibile che gli indigeni siano degli attaccabrighe poderosi contro i "forestieri", difendono il loro diritto a vivere secondo gli schemi che sono loro più congeniali.
Il percorso da un centro abitato all'altro deve essere segnato dal vuoto per dare quel senso di discontinuità che non ti fa sentire assediato dall'umanità, ché si sopporta pure male, a volte.
Camminare in mezzo all'assenza dell'uomo, paradossalmente aiuta l'essere umano a concentrarsi sui fondamentali e a perdere interesse per tutto quel niente che riempie la vita di molti di noi.
quanto bello dev'essere quel niente che poi in quei momenti diventa tutto?
RispondiEliminaÈ uno dei motivi per cui ogni tanto vado in Sardegna, una delle poche terre che conosco in cui gli insediamenti umani sono intervallati dal nulla e ti consentono di respirare.
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