Il bello delle esperienze come il Camino è che rispecchiano a pieno quello che è l'insegnamento per affrontare la vita.
Sono passati quattro anni, quattro anni complicati, il passare degli anni non aiuta a prevenire gli acciacchi che inevitabilmente cominciano ad arrivare. Il fatto è che sono passati e l'esperienza fatta è sempre lì sul tavolo delle elaborazioni, in cerca di una collocazione, ammesso e non concesso che possa averne una sola.
Mi sono chiesto più volte se avrei voluto rivivere lo stesso percorso e se avrei gli stessi comportamenti e le stesse reazioni a tutte le sollecitazioni ricevute. La risposta è sì, vorrei rivivere quel cammino dieci, cento, mille volte e osservare, cercare di capire le innumerevoli sfaccettature che mi ha indicato di volta in volta.
Non so se ho percorso quel cammino da uomo libero e consapevole, sono convinto che una buona dose di incoscienza ha caricato il mio bagaglio e annebbiato le capacità percettive.
Ero preparato? No di certo, ma non lo sarei neppure percorrendolo altri 10 anni.
Fra l'altro, sono convinto che chi affermi una cosa diversa, menta spudoratamente....inannzi tutto a sé stesso.
Nel frattempo si sono moltiplicate le letture e le condivisioni di chi ha sperimentato il Camino e la sensazione è sempre la stessa di dinamico immobilismo; tutti, in apparenza, cercano risposte, chi alla fede, chi alla vita, chi alle proprie capacità e le modalità sono tutte catalogabili in categorie ben precise, che non prevedono enunciati che non siano già di conoscenza dellì'interessato.
In fondo, è proprio questo, il cammino lungo i sentieri che portano a Santiago sono la rappresentazione della vita, ognuno li percorre come sa, come può e, talvolta, come riesce. La volontà di conoscenza non può e non deve essere messa in discussione, il sopravvento della stupidità non è contemplato fra chi affronta questa prova.
La conclusione sarà sempre la stessa, ciascuno avrà la sensazione di avere ricevuto qualcosa che sa definire solo in parte e perciò si sentirà determinato a ripetere l'esperienza, per individuare sempre meglio il risultato della sua ricerca.
Questa credo che sia, in estrema sintesi, l'eredità che il "Camino de Santiago" lascia a ciascuno di noi, la certezza che la prova può essere ripetuta più e più volte, fin quando le risposte che avevamo nasconto in noi, non si riveleranno in tutta la loro chiarezza.
Non è poco, anzi. Potere ripetere tutte le volte che si ritenga necessario questo faticosissimo viaggio interiore alla ricerca dei nostri interrogativi, è la ricchezza che il Camino de Santiago concede e la vita no.
Nel frattempo si sono moltiplicate le letture e le condivisioni di chi ha sperimentato il Camino e la sensazione è sempre la stessa di dinamico immobilismo; tutti, in apparenza, cercano risposte, chi alla fede, chi alla vita, chi alle proprie capacità e le modalità sono tutte catalogabili in categorie ben precise, che non prevedono enunciati che non siano già di conoscenza dellì'interessato.
In fondo, è proprio questo, il cammino lungo i sentieri che portano a Santiago sono la rappresentazione della vita, ognuno li percorre come sa, come può e, talvolta, come riesce. La volontà di conoscenza non può e non deve essere messa in discussione, il sopravvento della stupidità non è contemplato fra chi affronta questa prova.
La conclusione sarà sempre la stessa, ciascuno avrà la sensazione di avere ricevuto qualcosa che sa definire solo in parte e perciò si sentirà determinato a ripetere l'esperienza, per individuare sempre meglio il risultato della sua ricerca.
Questa credo che sia, in estrema sintesi, l'eredità che il "Camino de Santiago" lascia a ciascuno di noi, la certezza che la prova può essere ripetuta più e più volte, fin quando le risposte che avevamo nasconto in noi, non si riveleranno in tutta la loro chiarezza.
Non è poco, anzi. Potere ripetere tutte le volte che si ritenga necessario questo faticosissimo viaggio interiore alla ricerca dei nostri interrogativi, è la ricchezza che il Camino de Santiago concede e la vita no.