Sui gruppi social che riguardano il Camino e che seguo perchè mi tengono vicino al sogno che ho dovuto, mio malgrado metter in stand by, si ripropongono con frequenza crescente i confronti sulle modalità corrette per approcciarsi al Camino stesso.
Ognuno dice la sua ed è comprensibile, il percorso che conduce a Santiago è una rappresentazione della vita, e ognuno lo conduce a suo modo.
Mi sono chiesto spesso se ho fatto bene oppure no ad affrontarlo con l'incoscienza che sarebbe stata meglio indossata da un giovane.
La risposta che ho trovato è abbastanza sconcertante, innanzi tutto per me, uomo dai mille dubbi: ho fatto bene, ho fatto quello che mi sentivo e ho affrontato 800 e passa chilometri a piedi, prendendo il buono e il cattivo che sono derivati dalla mia incoscienza, che amo di più definire curiosità estrema.
Ora, a distanza di anni posso dire che mi conosco meglio, che ho scoperto di me cose che mai avrei immaginato di poter fare o pensare. Ho toccato con mano l'insofferenza verso le cose che considero inutili.....e che magari non lo sono per altri; ho lasciato per strada tutto ciò che non mi interessava e ho preso quello che mi faceva stare bene.
In fondo la vita è questo, un cammino faticoso, alle volte impossibile, in cui ciascuno di noi cerca di stare meglio che può e che affronta come meglio crede e riesce.