mercoledì 25 giugno 2014

Un anno

È passato un anno esatto dal mio ritorno da Santiago e ancora i tasselli del mosaico non sono tutti a posto.
Seguo sui social network gruppi che hanno attinenza col Camino de Santiago e leggo la facilità con cui si trova un posto alle emozioni per chi è stato spinto dalla fede.
Già ma chi non ha goduto di questo enorme privilegio e si è trovato a cercare domande e risposte?
Ecco fatto, come suol dirsi il morto è sulla bara.
Devo un grazie particolare alla compagna di avventura e di cammino Barbara, una solida figura, come lo sanno essere le persone dei paesi, dove ancora si respira un'aria di relazioni umane, le devo un grazie perchè in lei la nostalgia del Camino si è manifestata e ha deciso di condividere questa sua mancanza. Non so se avrei mosso le corde dell'analisi di questo turbamento che mi ha preso alla gola, senza il suo "outing".
Un altro grazie è dovuto a Paola, compagna di dolori, fatica e di piedi, che ha deciso di rinverdire l'emozione e di realizzare il Camino Francès da S.Jean Pied de Port, conciliando le tratte con le ferie, suddividendo quindi il percorso in più anni.
Una scelta che mi ha coinvolto emotivamente in maniera significativa. Attraverso i suoi post nell'ormai sempre presente social network, ho rivissuto quei giorni, ho rivisto i sentieri, i paesi, le case, le persone, gli animali e tutto il turbine di emozioni che mi ha spinto lo scorso anno dal 22 maggio al 23 giugno.
Paola si è infortunata scivolando su un ponte di legno fra Villatuerta e Estella..... lo stesso su cui sono franato io lo scorso anno, fortunatamente senza conseguenze che non fossero i postumi della botta.
È comunque anche grazie a loro se i pensieri da ricordi diventano lentamente, ma inesorabilmente progetto per ripetere l'impresa con maggiore lentezza, rinnovato spirito e maggiore apertura al mondo di quanta (per i motivi più volte esposti in queste memorie) ce ne sia stata nel primo viaggio (e ce n'è stata poca).
 

domenica 8 giugno 2014

La vera vacanza da «sconnessi»? È quella su due piedi

In un'intervista rilasciata alla Cnn anni fa l'ex presidente Usa Bill Clinton, operato più volte alle coronarie nel 2004 e nel 2010, disse: "Gli errori peggiori che ho fatto quando ero presidente sono accaduti per stanchezza dovuta alla mancanza di sonno". Arianna Huffington, la signora dei new media, fondatrice dell' Huffington Post, racconta invece nel suo ultimo libro "Cambiare passo" la mattina del 6 aprile 2007 quando si ritrovò stesa sul pavimento dello studio di casa in una pozza di sangue e del percorso faticoso fatto da allora per evitare un altro collasso da esaurimento fisico-tecnologico.
La Huffington ha raccolto nel suo saggio, che dà anche molti consigli sulla terza metrica per ridefinire successo e felicità, numerosi appelli di tech-addicted che si sono accorti troppo tardi di quanto fosse scaduta la loro qualità della vita e di relazione: "Non guardavo più mia moglie negli occhi - raccontavo delle favole da un minuto ai miei figli per non perdere tempo e tornare a lavorare al pc - Vedere gli amici? Scrivo loro su Facebook". Vi riconoscete in uno di questi ritratti? Prendete subito dei provvedimenti, prima del burn out.

La via più facile è approfittare delle vacanze per fare un sano digital detox. Si può scegliere la proposta offerta nel campo estivo per geek e hypster in California (un campeggio per adulti dove nessuno strumento tecnologico è ammesso), oppure quella spirituale. In Austria, ad esempio, nel Monastero Georgenberg-Fiecht è possibile immergersi nella vita monastica senza televisore e wi fi. Il tempo passa frequentando laboratori di meditazione e rilassamento, conversando con i 15 monaci benedettini che offrono anche consulenza spirituale e analisi dei sogni.

Un'altra destinazione per chi vuole stare lontano da auto, tv e internet si trova in Grecia. Si tratta dell'isola Marathi una delle più piccole e meno popolate del Paese, che si trova vicino a Patmos, ma è raggiungibile solo in barca a vela: "Marathi è un rifugio per coloro che vogliono dimenticare o stress della città. Qui non ci sono strade, auto, negozi, solo una spiaggia, il mare e gli animali". Parola di Pantelis Emilianos che la abita con la famiglia dal 1978.

Dal deserto africano, all'Alaska sono ancora molteplici le mete dove la natura, più che la connessione, la fa da padrone. Ma una delle ultime tendenze, per sbarazzarci dal riflesso pavloviano di interagire con lo smartphone appena questo emette un suono, è camminare. La razza umana è bipede da duemila anni e il ritorno alle origini pare sia il mezzo più indicato ed economico per salvarci dall'immobilismo da scrivania.
Secondo Robert Reid, giornalista di National Geographic, non dobbiamo fare altro che tornare esattamente sui nostri passi, riprendere contatto con la terra camminandoci sopra. Scoprire a piedi posti nuovi, metterci l'impronta significa farli diventare propri, racconta Reid: "Nessun altro mezzo può dare questo piacere e in più la marcia verso una meta ha una componente ipnotica, costa fatica, risveglia i muscoli ed è naturalmente sedativa". Perché dunque non provarci? Avvertenza: prima di partire, lasciate il cellulare a casa.

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Il Sole 24 Ore