Molte sono le leggende che ruotano intorno ai passi e alle persone che camminano.
Alcune narrano di scarpe e materiali avveniristici che fanno sembrare inesistenti le distante fra i luoghi; altre vaneggiano di gesta eroiche e pranzi sibillini, non avendo chiare nozioni di dietetica, su tutti regna, con criterio assoluto, la leggenda del pellegrino dell'ultim'ora.
Avevamo optato per il cammino inglese, perchè ci consentiva di percorrere il pellegrinaggio verso Santiago in tempi piuttosto rapidi, lasciando lo spazio al cammino verso Fisterra e Muxia, vera perla , che trova la sua ragion d'essere nella parola fine, compimento, purificazione.
Per quanto strano possa sembrare, avevo stabilito di non percorrere i sentieri per Muxia fino a che non avessi deciso di fare il mio ultimo Camino, sancendo così una chiusura solenne all'esperienza spirituale che i Cammini verso Santiago di Compostela rappresentano.
Abbiamo cambiato idea, così, tanto per fare, come succede quando si cambia idea senza una ragione precisa, che forse, oltretutto, invece c'é. La visione è l'oceano, il grande mare che avremmo attraversato, come recita un testo di Ivano Fossati. L'oceano è il continente più grande del pianeta e, di certo, quello più popolato. L'oceano è fonte di vita non solo per sé stesso, ma anche per noi, miserabili abitanti della terra ferma, che trasciniamo le nostre esistenze fra un vuoto e un pieno, sempre casualmente, sempre inconsapevolmente.
La scelta è, quindi, caduta su un percorso che si protrarrà per un paio di settimane, ma che sarà oltremodo impegnativo da coprire.
Vedremo dove ci porterà la volontà e la forza, ma, comunque sia, domani è un altro giorno e si parte.